LA VERA DISABILITÀ È FISICA O MENTALE? UNA LEZIONE DI VITA E 5 RISPOSTE – PARTE II
Ciao Bentornata/o a Lavorare col Sorriso!
Proseguo questa settimana l’articolo “La vera disabilità è fisica o mentale? Una lezione di vita e 2 riposte – Parte I” iniziato la scorsa settimana per indurre un riflessione sulla vita lavorativa e non, e su come valorizzare al meglio il nostro tempo.
Oggi ospito le successive 5 domande che ho posto a Nicola Codega, 46 anni, un mio ex compagno di università, ex atleta, che dal 1998 è paralizzato su una sedia a rotelle dopo un brutto incidente procuratogli da un guidatore distratto.
[Tweet ““ Se io posso volare con la mia sedia, voi potere volare con la mente”– cit. Nicola Codega “]La scorsa volta ci hai parlato di come affronti oggi le sue difficoltà e dell’importanza che ha avuto per te lo sport prima dell’incidente e che ha ancora adesso.
Mi colpisce molto il fatto che tu abbia provato più sport da poter praticare da seduto: sei andato per tentativi fino a trovare quello che, come dici tu, rispecchia meglio l’istintività del tuo carattere. Insomma, ti sei buttato e hai agito!
Una bella lezione rispetto alla colpevolizzazione che possiamo attuare verso noi stessi quando pensiamo di “arrivare troppo tardi” a capire delle cose di noi, dimenticandoci che la vita è un percorso che procede per tentativi ed errori attraverso lo sperimentare concreto delle esperienze.
Uno dei problemi che più frequentemente mi riportano i lettori è l’ansia: ossia la paura di non essere all’altezza di attività o incarichi, o la paura di sbagliare, o il timore del giudizio altrui. Insomma una “paralisi” mentale a fronte di una qualche necessità di “buttarsi”.
Paure che limitano, bloccano e inibiscono il fare concreto con una certa serenità.
Oltre ad aver sperimentato il teatro e nuove sfide sportive, hai tenuto molti discorsi in pubblico e quindi ti sei esposto anche alla paura di non dire le cose giuste, al timore di cosa avrebbero pensato gli altri di te …
F – Domanda 3
Che rapporto hai con la paura nel fare cose nuove e come ti rapporti al “giudizio altrui” oggi?
N – Risposta 3
L’ansia fa parte di me, fa parte di voi, fa parte di tutti.
Quelli che dicono che non ne soffrono magari ne soffrono più di noi ma non lo vogliono ammettere.
Quando viviamo l’ attesa di un appuntamento importante che sia di lavoro che sia sentimentale che sia di qualsivoglia natura è normalissimo che ci sia l’ansia perché se non ci fosse significherebbe che in realtà quello che aspettiamo non è per noi così rilevante.
L’ ansia, il timore di non farcela, l’ho provato tantissime volte: prima di una gara importante, di una partita, prima di salire sul palco per recitare e prima di parlare ad un evento.
Il l timore c’è sempre ma poi riesco a trasformare l’ emozione in adrenalina e in energia che esterno dando il meglio di me.
È questo che dovete fare: buttarvi, lanciarvi, come dicevo prima, altrimenti mai e poi mai saprete come sarebbe andata a finire.
Se ci provate potete anche sbagliare ma almeno l’avete fatto e vedrete che la prossima volta andrà sicuramente meglio, soprattutto per i nuovi incarichi.
Se rimanete al vostro posticino, la vostra sedia sarà sempre quella, i colleghi sempre quelli: la scrivania al solito posto, il cestino al solito posto, il pc nella stessa posizione.
L’incarico nuovo è tutto nuovo, ufficio nuovo, scrivania nuova: voi potreste essere migliori, potreste trovarvi meglio coi colleghi, soprattutto potreste trovare nuovi stimoli e mettervi in gioco perché la vita è fatta di sfide sia nel lavoro che nel privato e se non vi mettete in gioco non saprete mai in fondo chi siete voi, chi siete realmente e cosa volete e difficilmente riuscirete a dare tutto ciò che volete sia nel lavoro che a un vostro partner e non avrete successo nella vita … rimarrete a coltivare il vostro piccolo orticello senza aver scoperto in realtà quanto valete e quanto avete da dare come persona.
F – Domanda 4
Condivido questo punto di vista. Siamo abituati a pensare che l’ansia sia uno stato d’animo di cui liberarsi, senza renderci conto che intanto la proviamo in quanto vivi, e poi che anche quella può essere un motore positivo, una spinta e non qualcosa da debellare, se trasformata in adrenalina anzichè in terrore.
Ho una curiosità … a proposito di adrenalina. Quando devi fare una scelta, cosa ti guida?
N – Risposta 4
Quando devo fare una scelta cerco di essere il più possibile razionale, perché il mio carattere istintivo mi porterebbe a decidere in fretta: da ragazzo, essendo una persona impulsiva, ho preso molto fregature.
Poi, un po’ per l’incidente, un po’ per l’avanzare dell’età, sono diventato molto più riflessivo sia nella vita privata che al lavoro.
Quando mi trovo davanti ad un bivio, prima cerco di prendere più tempo possibile per rimandare la decisione e pensarci bene, nel frattempo pondero i pro e i contro di entrambe le strade che mi si prospettano davanti.
Alla fine cerco sempre di metterci un pochino di razionalità, ma non troppa, perché qualsiasi cosa tu faccia se non ci metti un minimo di passione è molto difficile che tu ottenga dei buoni risultati.
Paradossalmente la mia nuova condizione fisica mi ha aiutato ad usare più la testa soprattutto nel quotidiano, a esser più ordinato e attento: non muovendo più le gambe e non controllando più intestino e vescica prima di uscire di casa, prima di spostarmi dalla sedia al divano, al letto o alla macchina devo prestare molta attenzione perché le conseguenze possono significare interventi e mesi e mesi di ospedale.
La “sedia “ tanto mi ha tolto ma tanto mi ha dato: mi ha dato più maturità (sono sempre stato un eterno bambinone sia nei momenti di gioia che nei momenti difficili), mi ha fatto vincere molte paure, mi ha fatto vincere tante nuove sfide perché l’aver passato tanto tempo in camere di ospedale, in sale operatorie e in centri di riabilitazione, paradossalmente fortifica.
Ti senti grande perché ce l’hai fatta a inventarti una nuova vita, certamente diversa da quella di prima ma non per questo avara di soddisfazioni.
Quando riesci a ottenere qualcosa per il quale hai lottato tanto, da seduto c’è molta più gratifica che da normodotato: non scorderò mai le emozioni quando mi sono laureato, quando ho vinto le prime partite a tennis, i primi tornei, le prime volte che ho calcato il palco, che ho volato col mago e i tanti complimenti ricevuti dopo aver letto i miei libri o dopo avermi sentito parlare.
Ricordatevi sempre che le barriere più alte da superare, da scalvalcare, da abbattere non sono quelle che esistono, non sono quelle reali, ma sono quelle che la nostra mente crea.
F – Domanda 5
Insomma capisco che oggi di fronte ad una scelta usi un Mix fra cuore e ragione!
Ho letto i tuoi due libri: li ho trovati autentici, scritti col cuore, e che rispecchiano tutto il fermento mentale che ti caratterizza da sempre come persona, anche prima dell’incidente.
Nel tuo libro dici che la forza di andare avanti l’hai trovata in te stesso. Ci spieghi meglio cosa intendi dire?
N – Risposta 5
Se prima dell’ incidente mi aveste detto che sarei rimasto in carrozzina vi avrei riposto che non ce l’avrei fatta, invece mi è venuta fuori la forza, una forza che non immaginavo neanche di avere, ma l’ho trovata grazie ai miei genitori, grazie allo sport, grazie ai miei amici e grazie a me stesso …
Mi sono guardato dentro, ho scavato e ho trovato la forza per reagire e ora paradossalmente sono più forte di prima.
La forza mi è venuta anche guardando gli altri: vedevo che le altre persone reagivano, vedevo ragazzi più giovani di me , vedevo anziani che sorridevano anche se erano sulla sedia, pensavo a quelli che non ce l’avevano fatta mentre io ero ancora vivo e mi domandavo: “perché anch’io non ce la dovrei fare ?”
Lo stesso per le nuove “sfide” come tornare sugli sci o sott’acqua: all’inizio avevo paura, poi vedevo altri che ce la facevano così mi facevo forza, mi son buttato ed è stato più facile del previsto.
Come mi è capitato col libro: ho letto delle pubblicazioni di persone che hanno subito un trauma e mi son chiesto “Lo fanno loro perché non provarci anch’io?”.
Così è stato! Poi mi è andata bene e non ho scoperto solo le mie doti nascoste di scrittore, ma anche quelle di oratore.
Ho raccontato la mia storia ad eventi istituzionali, sportivi, negli ospedali e nelle scuole: notavo che la gente mi stava ad ascoltare interessata e coinvolta.
È bellissimo quando vengono da te e ti ringraziano perché dalla tue parole riescono a tirarsi su, a capire che quelli che loro chiamano problemi in realtà sono solo bazzecole in confronto ai miei.
Ti si riempie il cuore quando fai ritrovare il sorriso alle persone che soffrono per qualsiasi cosa. Il dolore è soggettivo: se subìto in prima persona è amplificato, io posso star male per un raffreddore, mentre un’altra persona non sta male neanche per una polmonite.
Io ho cambiato la mia vita dopo un trauma: mi sono reinventato trovando nuovi stimoli e nuove motivazioni ma altre persone con disabilità hanno cambiato il mondo.
Recentemente è venuto a mancare Stephen Hawking: cosmologo, matematico, astrofisico che con la teoria dei buchi neri ha rivoluzionato la fisica nonostante avesse la Sla.
Gli fu diagnostica a soli 13 anni , i medici gli diedero 2 anni di vita, ma visse fino a 76 anni e dall’età di 20 parlò tramite un pc installato sulla sua sedia a rotelle.
Nonostante tutto ciò dicevano che avesse lo stesso QI di Einstein e la sua immagine divenne un’icona: partecipò a film, documentari e pubblicità. Si sposò due volte ed ebbe 3 figli.
Altro genio fu Alan Turing: avete presente la mela della Apple?
Dicono che si siano ispirati a lui .
Fu colui che inventò il pc e fece vincere la seconda guerra mondiale all’inghilterra leggendo i messaggi criptati dei nazisti tramite “Enigma” ( macchina da lui inventata) .
Lui era omosessuale, condizione ritenuta al tempo illegale dagli inglesi, così, dopo aver finito la sua missione di spionaggio, fece outing e fu messo davanti a un bivio: o la galera o gli psicofarmaci.
Scelse la seconda opzione così andò fuori di testa e si suicidò mordendo una mela avvelenata (vedi film “ Imitation game” ).
Oppure pensate al premio Nobel Nash nel film “Beautiful Mind”: era schizofrenico, eppure ha inventato la Teoria dei Giochi che è rimasta nella storia.
Quindi, io mi son ripreso in mano la mia vita dopo un grave trauma, queste persone, nonostante una condizione svantaggiosa hanno rivoluzionato il mondo, e voi non riuscite a vincere le vostre paure?
Non vi dico di cambiare l’universo ma solo di migliorare la vostra vita!
F – Domanda 6
Bisognerebbe sempre tenere a mente tutti questi esempi! E proprio seguendo la grinta di questi esempi, ti domando quali progetti hai per il tuo futuro? Quali sfide ti sei posto?
N – Risposta 6
I miei progetti per il futuro sono di continuare a diffondere il mio “ Sempre in piedi “ a più persone possibili, come ho fatto fin ora (nelle scuole, negli ospedali, negli eventi sportivi e istituzionali ) continuare ad aiutare le persone che non ce la fanno o meglio che credono, che pensano di non farcela a raggiungere i loro obiettivi, i loro traguardi per migliorare la loro qualità di vita.
Vorrei trovare nuove sfide, perché se non mi pongo nuovi obiettivi mi sento piatto e mi annoio: quando ho finito di organizzare un evento non ho neanche il tempo di riposarmi perché penso subito al prossimo perché non mi piace fermarmi .
Vorrei conseguire risultati di prestigio nel tennis che ormai è il mio sport, il mio modo per sfogarmi, per sentirmi sempre vivo e in competizione.
Vorrei organizzare altri spettacoli col mio amico mago Erix Logan: lo scorso anno sono stato il primo uomo al mondo a “volare “ su una carrozzina.
Lo show si chiudeva col messaggio: “Se io posso “ volare “ con la sedia voi potete farlo con la testa”.
È stata una grandissima emozione sia per me, sia per le persone che hanno assistito agli eventi.
F – Domanda 7
Direi di si … direi che se tu hai potuto volare sulla tua carozzina, noi “normodotati” possiamo volare con la mente ovunque e andarci a prendere dalla vita quello che vogliamo senza scuse. Quale messaggio vorresti lasciare a chi sta leggendo, sulla vita in generale?
N – Risposta 7
Il messaggio che vorrei lanciare è tutto nel titolo dei miei libri “ Sempre in piedi”.
La vita è come un palcoscenico: voi, e solo voi, dovete decidere se essere attori protagonisti o semplici comparse, se indirizzare la vostra vita o se lasciarvi trasportare dagli eventi.
Dovete guardare voi stessi, solo voi, non rincorrete miti o presunti tali ….pensate che le persone famose siano tutte felici perché possono avere ciò che vogliono quando e come vogliono ?
Spesso sono le persone più tristi, basta vedere in quante si son tolte la vita, perché sono circondate da gente, gente e ancora gente, hanno 10.000.000 di followers sui social ma in realtà sono le più sole perché quelli che gli stanno intorno lo fanno solo per la loro notorietà e non per come sono dentro. Perché quando ottengono una cosa non sono soddisfatti ma ne vogliono subito un’altra.
Trovano un partner al minuto ma difficilmente troveranno quello per tutta la vita, quello/a che li ama per come sono.
Vorrebbero vedere il sorriso sincero e gli occhi lucidi della vostra lei /lui quando vi dicono ti amo.
Possono comprarsi ciò che vogliono ma che soddisfazione hanno ad avere tutto ciò che desiderano?
Volete paragonare tutto ciò alla gioia che provate voi a comprarvi la vostra macchina coi soldi che vi siete guadagnati col vostro lavoro o quando estinguerete il mutuo e finalmente la casa sarà vostra?
In queste persone ci potrebbe essere anche il vostro capo: cercato e ricercato in continuazione in azienda ma solo per il ruolo che occupa. Magari quando torna a casa la sera è sempre solo o ha pochi amici, mentre voi che vi contattano sempre e solo i soliti colleghi, fuori dal lavoro siete pieni di interessi e di amicizie.
Ènormale che ci sia dell’ invidia per il collega più bravo o per il capo per la posizione che occupa ma non deve essere un limite o un muro, dovete esser bravi voi a trasformare l’invidia in ammirazione e in stimolo per fare sempre meglio e diventare migliori di loro.
Anche perché in tutte le aziende se non si è in pace con se stessi non si può esserlo con gli altri, le altre persone percepiscono subito il vostro malessere e si finisce col rovinare l’atmosfera, l’aria si fa sempre più pesante e tutto l’ufficio ne risente.
Vi lascio con la mia frase: cercate di stare SEMPRE IN PIEDI non tanto con le gambe ma anche e soprattutto con la vostra testa perché solo così riuscirete ad avere una vita migliore.
Ringrazio Nicola per avermi dato la possibilità di lasciare nel mio sito la sua testimonianza su temi quali la gestione di rapporti difficili, lo sport, le scelte, le sfide future, le paure, la forza interiore. Sono onorata e commossa, anche se dalla tastiera non si può vedere.
Auguro a Nicola di continuare così, con questa forza che ai miei occhi appare sovraumana, con questa voglia di porsi sempre nuove sfide, con questo desiderio di tratte il meglio dalla situazione che vive, con questo suo essere di esempio per tutti.
E a te lettore, alle prese con le tue difficoltà, domando: quali scuse decidi di accantonare oggi, per brillare davvero quanto potresti?
Quando pensi di non farcela, o ti senti stanco, torna a rileggerti questo articolo e chiediti se la tua disabilità è reale, o solo frutto dei brutti pensieri che fai in merito alle esperienze che vivi.
Se vuoi acquistare i libri scritti da Nicola puoi contattarlo all’indirizzo mail:
nicola150672@gmail.com
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Federica Crudeli
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