
NASH NEL 2002 DORMIVA SONNI TRANQUILLI SECONDO VOI?
Ciao e bentornato/a a Lavorare col Sorriso!
Oggi ti racconto una storia: cosa vuol dire lavorare win – win, il vero motivo per cui ho aperto questo blog e gli 8 princìpi che ispirano i miei articoli e che credo ti riguardino da vicino, se hai scelto di seguirmi.
Dopo aver partecipato al Marketers World 2018 di Dario Vignali, un evento dedicato ad imprenditori digitali o aspiranti tali, sui temi del web marketing e social media marketing, sono tornata a casa arricchita e decisa a mettere in atto i preziosi consigli che ho appreso in questi 2 giorni di corso e allegra baldoria con persone molto piacevoli che ho potuto conoscere .
Intanto ringrazio subito Dario Vignali (è stato leggendo le sue guide che ho decido di aprire il Blog), Luca Cresi, Luca Mastella, Emanuele Amodeo per la passione e competenza con cui sono riusciti ad attirare al Palazzo dei Congressi di Riccione 1.000 persone e a far crescere una community on line “I Marketers” e la Marketers Academy di circa 30.000 persone.
Gli argomenti affrontati al Marketers World 2018 mi hanno portato a riflettere più a fondo sul reale motivo che mi ha indotto ad aprire questo sito e di conseguenza a specificare meglio anche a voi quale è la vera missione che mi anima e di cui vorrei foste partecipi diffondendola e diventandone anche voi un esempio.
Vi racconto una esperienza per me grottesca per favi capire cosa ho in mente.
Anni fa, nel lontano 2002, quando ero ancora giovane 🙂 , partecipai ad un gioco di ruolo aziendale con altre 30 persone di diverse società e appartenenti ad aree funzionali diverse.
In questo gioco di ruolo, fummo divisi in 6 gruppi, a ciascun gruppo furono affidati dei materiali (legno, chiodi, colori, fogli, corde etc …) e in un tempo prestabilito ci diedero il compito di costruire uno strumento musicale che producesse dei suoni.
Appena ci consegnarono i materiali, risultò evidente a tutti che nessun gruppo disponeva di tutte le risorse necessarie per completare uno strumento musicale.
Le risorse erano “scarse”.
Nella mia testa, così come in quella degli altri componenti del mio team, (persone con cui avevo legato in quanto più sintoniche con me – nulla succede per caso) fu chiaro da subito che avremmo dovuto negoziare con gli altri gruppi i materiali per costruire questo strumento, attraverso reciproci scambi.
Finita la fase di progettazione di questo strumento, al “VIA” del docente si sarebbe aperta la fase realizzativa vera e propria.
Cosa accadde quindi al “VIA”?
Con mio enorme stupore, persone molto equilibrate e quiete, che nei 3 giorni di corso precedenti a malapena avevano parlato, iniziarono a saltare sui banchi degli altri gruppi, qualcuno con tanto di capriole !!! rubando letteralmente il materiale a man bassa.
Oppure alcuni avviarono trattative poco cooperative, e molto competitive e ricattatorie, pur di accaparrarsi il materiale necessario per la costruzione del loro oggetto.
Ci furono momenti di entropia che neanche nei film avevo mai visto: gente che urlava, correva, si dimenava come se stesse per arrivare la fine del mondo.
Il mio gruppo fu letteralmente “depredato” di materiali al punto che non potemmo costruire alcuno strumento musicale.
Lo spirito del gioco in realtà, anche secondo l’interpretazione di psicologi e sociologi che ai tempi stavano conducendo il corso, non era costruire un oggetto a tutti i costi, ma osservare le modalità comportamentali con cui le persone interagivano fra loro in un contesto di risorse scarse, sperabilmente 🙂 (come direbbe Cetto Laqualunque, il famoso personaggio interpretato da Antonio Albanese) adottando l’ approccio Win- Win che ci era stata spiegato nelle lezioni dei precedenti giorni.
L’approccio Win – Win, io vinco – tu vinci, teorizzato da J. Nash nella sua Teoria dei Giochi tanto cara agli economisti, in parole semplici, prevede che in un contesto appunto di risorse scarse sia possibile trovare un equilibrio che soddisfi tutti i partecipanti alla negoziazione.
L’approccio Win – Win è – in teoria – proprio delle persone evolute che comprendono il valore della cooperazione nelle negoziazioni.
Ossia come ci si attende che si comportino persone che vivono nel mondo di oggi e abbiano superato lo stadio evolutivo delle scimmie o dei primati e che quindi si affidano, nel fare scelte, tanto al cervello rettile (sede dell’istinto e proprio della fase primitiva dello sviluppo umano) quanto a quello limbico, quanto alla neo- corteccia cerebrale, che è lo stadio più recente di sviluppo del nostro cervello.
Se J. Nash quel giorno per caso fosse stato ad osservare lo show di rettilianità con cui molte persone animarono quel gioco di ruolo, probabilmente sarebbe a rivoltarsi nella tomba ancora adesso.
A conclusione del gioco ci furono: il mio gruppo che costruì niente e tutti gli altri gruppi che costruirono qualcosa, chi perfettamente, chi meno.
Ma la cosa che mi sorprese di più fu che di circa 30 persone, solo in 5 non ci sognammo neppure per 5 secondi di depredare gli altri di materiali pur di raggiungere un obiettivo.
Piuttosto nei primi minuti dal VIA iniziammo a discutere pacificamente fra noi di come potevamo approcciarci agli altri per trovare dei punti di incontro buoni per noi e per gli altri.
A tempo scaduto del gioco, agli occhi degli altri gruppi, noi eravamo stati degli sfigati perché non avevamo raggiunto alcun obiettivo.
Agli occhi invece degli psicologi fummo considerati “i più illuminati” in quanto ci rifiutammo di prendere parte ad un sabotaggio massivo pur di portare a casa l’obiettivo, in un contesto che non era di reale necessità di sopravvivenza.
Eravamo cioè stati gli unici che avevano applicato in concreto le lezioni apprese nei giorni prima sugli stadi di sviluppo del cervello umano e sui comportamenti costruttivi all’interno delle organizzazioni. in logica win – win.
5 su 30. E basta!
Tutti con alto tasso di scolarizzazione: Laurea, Master e insomma tutti quei titoloni che di norma sono associati a persone colte, aperte di mente e tante altre cose belle (sulla carta).
A fine gioco quindi, dietro indicazione dei docenti, fummo lasciati per ultimi a presentare l’esito del nostro lavoro.
In sostanza, non avendo costruito nulla, spiegammo a tutti cosa avevamo osservato di tutti gli altri, perchè non ci eravamo dimenati tanto in quella bolgia infernale, come avevamo ragionato, e quale fosse la nostra conclusione dell’accaduto: giorni di lezione sugli stadi di sviluppo del cervello e sulla logica win-win buttati al vento.
Seguì un silenzio tombale per almeno 1 minuto.
Buon segno: almeno una riflessione si era insediata nella testa di tutti.
A distanza di tanti anni (ormai ben 16) io però, malgrado il mondo reale probabilmente funzioni molto spesso così (ma non sempre per fortuna), continuo a pensarla come nel 2002.
È possibile convivere bene in un mondo di risorse scarse: basta far funzionare il cervello più dell’istinto di sopravvivenza, soprattutto se esercitato a sproposito.
Non erano abbastanza i materiali per garantire il massimo per tutti, ma erano abbastanza per garantire un equilibrio soddisfacente per tutti. Sarebbe bastato veramente poco!
Penso che una società che voglia fregiarsi del titolo di evoluta, debba essere composta da un numero sempre maggiore di persone disposte ad ascoltare, accogliere, negoziare soluzioni win- win e non win – lose (io vinco – tu perdi) soprattutto se questo è possibile realmente.
Si tratta quindi di aprire la mente, uscire dal proprio orticello, scandagliare le innumerevoli possibilità che l’istinto soffoca, e vincere un istinto primordiale oggi del tutto fuori luogo dato che non viviamo in Nigeria o in guerra (almeno non in Italia).
Quante persone “rettili” conoscete oggi nelle vostre aziende che agiscono così, che sembrano ripossedute? Che parlano male degli altri o per farsi più belli o perché sperano di attirare la simpatia di un potente di turno (e magari ci riescono anche)?
Quante persone esistono che pur di raggiungere un obiettivo fanno tabula rasa di tutto quello che trovano sulla loro strada, senza scrupoli, nascondono le informazioni di cui dispongono, navigando nel torbido, o le danno quando è troppo tardi per trovare un accordo soddisfacente?
Quanti capi esistono che godono nell’umiliare qualche “sottoposto” in modo fantozziano, o lo usano a mo’ di zerbino dando ordini su ordini sgarbatamente?
In quanti godono nell’esercitare a sproposito e da posizioni di potere una sudditanza psicologica nei confronti di persone più fragili?
Quante persone di fronte ai successi altrui sentono subito la necessità di sminuirli, criticarli, banalizzarne i risultati?
In un mondo che cambia così velocemente, con la tecnologia che fra qualche anno rimpiazzerà la maggior parte dei lavori impiegatizi oggi svolti da noi esseri umani, farsi la guerra del quartierino, è cosa assai sterile.
Esistono già oggi tecnologie molto avanzate di intelligenza artificiale a costi già relativamente bassi in grado di eseguire operazioni di routine oggi svolte da migliaia di impiegati.
Conviene farsi la guerra? Io dico di no. Dico che conviene aprire gli occhi e collaborare.
Le relazioni sono fondamentali per far vivere le organizzazioni. Anche perché se una organizzazione non sopravvive, ci ritroveremo tutti a spasso e senza alcun lavoro.
Anche io a volte cado nella trappola dell’uso del cervello rettile, ma lavoro da anni su me stessa per evitare che emozioni negative, paure, ansie, meccanismi di difesa impropri prendano il sopravvento sull’uso del semplice buon senso.
Non sempre è facile, anzi. Fare questo esercizio richiede una attenzione continua. Malgrado ciò, penso valga sempre la pena farlo. Per far progredire la razza umana.
Mi spiacerebbe un giorno essere ricordata come un primate rettile anziché come una persona che ha fatto e lasciato qualcosa di buono per gli altri.
A distruggere siamo bravissimi tutti, per costruire ci vogliono costanza e impegno.
Sono sempre stata idealista, ambiziosa, e pur lavorando come dipendente sento di aver sempre avuto una mentalità imprenditoriale.
Motivo per il quale ambisco a far diventare questo sito un posto in cui le persone che la vedono come me abbiano sempre più spazio nel mondo e non siano solo 5 su 30.
In Italia, secondo i dati ISTAT siamo 17 milioni di lavoratori dipendenti, che fra l’altro sostengono il sistema fiscale e contributivo in modo stabile. Di questi circa il 45% sono dipendenti (impiegati, manager, dirigenti).
Non so se vi rendete conto, ma siamo in tanti e abbiamo una bella fetta di responsabilità nel poter modificare il mondo in cui viviamo.
Penso che uniti in un credo comune sia possibile farsi portatori di esempi positivi e costruttivi nelle organizzazioni aziendali.
Alla luce di questo ricordo, ho rivisto la Home Page del sito citando quali sono i princìpi che mi propongo di diffondere anche grazie a tutti quelli che, vedendola come me, si impegnano ogni giorno non per essere perfetti, ma per essere esempi positivi da seguire, evitando il più possibile di trasformarsi a sproposito in primati rettili e sconfiggendo o imparando a difendersi da chi invece lo è e non ha nessuna intenzione nè di riflettere, nè di mettersi un minimo in discussione, nè di tendere a qualcosa di meglio per se e per il resto del mondo con cui convive.
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Federica Crudeli
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