
STRESS LAVORATIVO: COME PREVENIRLO
Ciao e Bentornato/a a Lavorare col Sorriso
Oggi ti parlo di stress lavorativo e di approccio alla vita lavorativa utile a prevenirlo ricordando che la valutazione dello stress lavoro correlato a carico dei datori di lavoro è stata introdotta con il D. 81/2008 noto anche come Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro.
Non ripeto quanto puoi leggere nell’articolo che condivido qui dell’Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro.
https://osha.europa.eu/it/themes/psychosocial-risks-and-stress
Vado un secondo oltre a quanto è riportato nella pagina linkata sopra e vado al di là della valutazione dello stress lavorativo a cui è tenuto il tuo datore di lavoro: mi interessa parlarti della dimensione soggettiva del tema, ossia di quello che ha a che fare con te, uomo, donna che tu sia.
Nella mia esperienza noi umani abbiano in media una insana tendenza a strafare senza mettere limiti e freni alle richieste che ci fa la vita.
Le donne poi, in questa corsa a volte al massacro, diciamocelo , sono le paladine.
Non lo dico per sminuire le donne (visto che anche io lo sono) ma perchè essendo dotate di un corredo biologico adatto a contenere una vita (a prescindere che poi diventiamo o meno madri) abbiamo una particolare vocazione al sacrificio, alla relazione, alla comprensione dell’altro e relativi bisogni, in quanto parte appunto del nostro corredo genetico.
Questo vale “in media” con tutti i distinguo e le eccezioni del caso. Esistono anche molti uomini con la stessa tendenza.
Ma perché noi umani tendiamo naturalmente e spesso a voler strafare andando incontro alla possibilità di sperimentare uno stress lavorativo che supera la nostra soglia di tolleranza?
Penso per una scarsa abitudine all’ascolto di noi stessi: mediamente rimuginiamo sulla lite col capo/collega/collaboratore del giorno prima, a quello che avremmo potuto dire o fare di meglio, all’errore fatto e così via, oppure, quando non siamo nel loop vizioso di ieri, siamo in affanno per quello che verrà/potrà venire domani.
In sostanza il tempo che spesso ci concediamo per pensare e vivere il momento è quasi nullo. E questo comporta che quello che oggi esiste veramente in noi, adesso, nel corpo, non lo ascoltiamo.
Spesso trattiamo il corpo come una nostra appendice che ci porta a spasso dimenticandoci che noi SIAMO un corpo.
Quindi quella bronchite la trascuriamo, quella strana allergia la lasciamo lì che va e viene, la dermatite pure, i dolori alla cervicale anche, la lombalgia con un po’ di crema e la palestra la sistemiamo.
Quei crampi di nervoso che ci vengono per colpa del capo/collega di turno li annaffiamo con qualche caffè di pausa o l’ aperitivo, o un pò di distrazione su facebook e instagram a curiosare nei profili o a leggere meme per distrarsi.
Quando vogliamo sfuggire alla morsa del passato o del futuro cerchiamo il divertimento, la leggerezza e la spensieratezza. Sacrosanto direi.
Insomma in media sfuggiamo a un tipo di fare per scegliere un altro fare.
Dai oggi, dai domani, tanti sintomi trascurati nell’oggi magari diventano un problema grosso grosso domani.
Già in un precedente articolo ho parlato del valore immenso invece di qualcosa che nell’era della tecnologia e iperconnessione è considerato una aberrazione: ossia l’ozio di cui ti parlo in questo articolo (link).
Fare niente è considerato un peccato mortale nel mondo di oggi, iperconnesso e caratterizzato da migliaia di stimoli di tutti i generi.
Insomma la nostra tendenza innata è a prenderci cura di un sintomo solo quando diventa un problema che non possiamo più evitare di guardare.
E magari nel frattempo ci consoliamo pensando al famoso mal comune mezzo gaudio: essere in tanti a condividere un certo modo di vivere ci fa sentire meno soli anche nelle difficoltà.
Tanto poi a tempo debito lo farò, me ne occuperò, ci penserò.
La differenza vera però fra le persone che subiscono la vita e quelle che la padroneggiano e sono capi di loro stessi invece, è proprio quella non di lasciarsi vivere, ma di ascoltarsi e regalarsi del tempo ORA.
Regalarsi il tempo di guardare a quel malessere, a quel sintomo ricorrente, a quel pensiero ossessivo, a quel dolore cronico, a quel fastidio che si ripresenta puntuale in certe circostanze per vedere di sradicarlo.
Farlo per tempo evita che una cosetta da poco diventi o un problema irrimediabile o a un problema a cui porre rimedio diventa oltre modo costoso, sia per il fisico, che per altre implicazioni di vita.
Gli esiti di una ricerca scientifica possono venirci in aiuto a comprendere i comportamenti che possono portare allo stress lavorativo.
Fra l’altro esiste una ricerca scientifica sul comportamento somministrata nel 1972 dallo psicologo Mischel.
L’esito delle ricerca prova che nella vita hanno avuto più soddisfazione, successo e gratificazione coloro che, potendo scegliere fra una gratificazione immediata piccola (per noi l’aperitivo ammazza pensieri di turno) e una grande poi, hanno scelto il secondo tipo di approccio.
L’esperimento è stato condotto su un campione di 600 bambini di quattro anni che sono stati sottoposti a test di verifica 14 anni dopo e 40 anni dopo .
Al contrario coloro che non riuscivano ad esercitare un controllo cognitivo sugli impulsi più immediati erano propensi a sviluppare problemi nel comportamento e scarsa socializzazione, bassa autostima e alto senso di frustrazione.
Ecco il link con l’esito dell’esperimento:
“Behavioral and neural correlates of delay gratification 40 years later”
Perché questo accade? Perché questi bambini prima e adulti dopo, sono stati capaci di farsi incantare meno dalle sirene lusinghiere del finto piacere immediato.
Hanno scelto invece di perseguire un senso di piacere più durevole, autentico ed appagante nel lungo periodo gestendo meglio loro stessi, evidentemente avendo più consapevolezza di cosa facesse al caso loro e cosa no.
Tu che approccio hai alla vita quindi?
Se vivi un momento di difficoltà o affaticamento evita di fare la fine della rana bollita o di finire ad alimentare la banca dati dei lavoratori stressati del tuo datore di lavoro.
Prenditi del tempo per ascoltare tutti i segnali che il corpo ti manda prevenendo lo stress lavorativo.
Cosa aspetti?
Se ti senti sotto pressione e vuoi un aiuto considera l’ipotesi di usufruire del mio percorso “Lavora col Sorriso”.
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Buona riflessione!
Federica
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