
EMOZIONI IN UFFICIO
Emozioni ed emotività in ufficio: una riflessione sull’importanza di sentirle per agire e prendere decisioni.
Learn More
E SE TUTTO IL MALE VENISSE DAVVERO PER NUOCERE? UNA RIFLESSIONE SUI MOMENTI DIFFICILI E COME SUPERARLI
Momenti difficili quali perdita di lavoro e lutti possono mettere a dura prova. Una riflessione per affrontarli concedendoci di vivere la nostra umanità.
Learn More
BENESSERE IN UFFICIO: QUESTO SCONOSCIUTO? 5 RISPOSTE!
Ciao e Benvenuto a Lavorare col Sorriso!
Il benessere in ufficio … questo sconosciuto? L’ l’80% delle malattie è fortemente influenzato dallo stress lavorativo secondo alcune recenti ricerche su stress e malattia! Come puoi abbattere lo stress? Imparare ad ascoltare il corpo, gestire le emozioni, zittire la mente, comunicare efficacemente con capi e colleghi, capire chi sei e dove sei davvero aiutano a sviluppare la consapevolezza del buono o cattivo uso che fai del tuo corpo, della tua mente, delle tue emozioni, delle tue capacità e risorse. Perché dovresti occupartene? Ti do 5 ottimi motivi per iniziare a farlo!
[Tweet ” La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità.” – Organizzazione Mondiale della Sanità “]
Metaforicamente, quanto sei consapevole del fatto che spesso guidi la tua macchina con la testa girata verso il finestrino sinistro e rischi di schiantarti da solo? Perché lo fai senza accorgertene?
Se sei solito pensare: se solo potessi eliminare quel capo, vaporizzare i colleghi odiosi, se solo avessi più soldi, se solo avessi più tempo, se solo avessi quel ruolo, se solo, se solo, se solo … preoccupati!
Bene, ogni volta che parli come sopra, di fatto, stai facendo quello: porti l’attenzione dalla parte sbagliata e rischi lo schianto!
Ti darò 5 ottime ragioni per le quali è fondamentale avere un assetto della tua macchina perfetto per guidare qualsiasi strada guardando dalla parte giusta e concedendoti gli sguardi al panorama, senza però che il panorama diventi la tua ossessione energivora.
Ecco 5 motivi per i quali è importante per il tuo benessere in ufficio essere consapevole e fare un buon uso del tuo corpo, dei tuoi pensieri e delle tue emozioni, sviluppando quindi un’ottima consapevolezza di te stesso, a cui dedico una intera categoria di articoli del blog.
Motivo n° 1 – Il tuo corpo, mente? Sviluppare la capacità di ascoltarlo.
Sai che alcuni disturbi potrebbero essere somatizzazioni psichiche o disagi emotivi che il corpo ti segnala con il suo personale motto di “ribellione” per ottenere l’attenzione laddove sei solito non prestarla?
Li ignori, li ascolti, o proprio non ci fai mai caso e soprassiedi per l’urgenza di turno?
Hai un corpo o sei un corpo?
Ti consideri immortale: dai per scontato che avrai sempre il corpo a tua completa disposizione?
Quale è il tuo livello generale di energia, in media? Ti senti energico?
O più spesso ti senti spossato?
Quali emozioni provi più frequentemente?
Noti una connessione fra il tuo livello di energia e i tuoi stati d’animo?
Soffri di disturbi fisici cronici?
In quali parti del corpo?
Da quanto tempo convivi o ignori questi sintomi?
Hai mai considerato che continuare ad ignorarli, un giorno, potrebbe costarti un conto ben più salato delle tante ore che passi a lavorare?
La vita di un impiegato in azienda è mediamente sedentaria, costretto alla scrivania per buona parte della giornata, o saltare pranzi/cene per rispettare le scadenze o gli orari stabiliti dai contratti di lavoro.
Ciò incide sul nostro sistema energetico, sul metabolismo, e in ultima analisi anche sulla struttura muscolare, che spesso manifesta cronicizzazioni fisiche (emicranie, cervicali, lombalgie, gastriti, coliti, ulcere, solo per citarne alcune).
Accade di sentirsi stanchi, spossati, come se ci avessero messo dentro ad una lavatrice, eppure, normalmente nè spostiamo carichi pesanti, o facciamo lavori di fatica fisica così pesanti, da giustificare questo senso di stanchezza.
In aggiunta… Non sono io a dirlo, ma esistono molteplici studi che dimostrano innanzitutto l’impossibilità per qualsiasi umano di sostenere uno stress elevato per periodi prolungati, salvo crolli fisici e psicologici di varia entità e natura, così come il calo del rendimento o produttività con conseguenti ripercussioni anche per tutti coloro che ci ruotano attorno.
In ultima analisi un peggioramento per tutto il sistema di cui facciamo parte. Lo stress ha difatti impatti sulle manifestazioni emotive, cognitive, comportamentali, talvolta uscendo dalla qualificazione di quanto è fisiologico, per sfociare nel patologico.
Tant’è che il D. Lgs. 81/2008 – Testo Unico per la Salute e Sicurezza dei Lavoratori – definisce la condizione di salute di un lavoratore all’articolo 2 comma 1 come “lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non consistente solo in un’assenza di malattia o infermità” .
L’articolo n° 3, nella descrizione dello stress lavoro correlato recita che “lo stress lavoro correlato può essere causato da fattori diversi come il contenuto del lavoro, l’eventuale inadeguatezza nella gestione dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro, carenze nella comunicazione etc.”
Il fatto che sia una legge a definire che cosa sia il benessere, è qualcosa di sufficiente per motivare perché dovrebbe starti a cuore la consapevolezza di come tu disponi delle tue risorse fisiche, mentali, ed emotive? Oppure non sei convinto abbastanza?
A sostenere la causa, ti ricordo che misuriamo il nostro dispendio energetico in termini di metabolismo e calorie accumulate e bruciate: siamo dunque produttori e consumatori di energia , anche se per questa attività per fortuna ancora non paghiamo tasse o “bollette”.
Non diciamolo troppo forte, sia mai che qualche governante illuminato ci metta una tassa sul metabolismo o sulle calorie…
Io stessa per anni mi sono considerata solo “una mente” contenuta in un corpo che mi porta a spasso.
Solo molto più tardi, ho realizzato di “essere un corpo” e non “di avere un corpo”.
L’eccesso di intellettualizzazione tipico del nostro mondo occidentale, porta spesso ad identificarci solo con uno dei nostri elementi costitutivi, la mente, dimenticandoci che siamo un tutt’uno e che il corpo ha un suo linguaggio e una sua saggezza e che l’imparare a osservarlo, scoprirlo, o riscoprirlo, leggerne i segnali e rispettarlo, invece che usarlo come mezzo saltuario per fare sport, ci dà un enorme potere sulla possibilità di mantenere il benessere in ufficio e nella vita in generale.
INIZIA DA QUESTO ARTICOLO
“Il qui e ora per uscire da giornate no” . Comincia a scoprire che rapporto hai con le tue emozioni: ti gestiscono o sei tu a gestirle? Nel mio articolo ti spiego in 5 fasi come, paradossalmente, il modo più efficace per superare momenti no è proprio quello di imparare ad accettarli. In questo modo, l’emotività negativa, invece che soffocarti o dominarti, fluirà liberamente e più velocemente, lasciando spazio ad una rinnovata carica ed energia!
Se il primo motivo non ti è bastato, passiamo al secondo!
Motivo n° 2 – La tua mente straparla a sproposito? Imparare a zittirla!
A discapito del tuo benessere in ufficio, quanti pensieri spendi rimuginando sul passato, sui tuoi errori, e quanto ne spendi preoccupandoti per le scadenze, la carriera, il futuro? A cascata quanto senso di colpa, inadeguatezza e ansia ti somministri quotidianamente?
Hai presente quella vocina che ti parla in testa spesso? Cosa ti dice? Parla di continuo?
Quante delle cose che ti sono richieste giornalmente le fai realmente utilizzando quella parte di pensiero utile e funzionale al da farsi, e quanto invece con una produzione eccessiva di pensieri collaterali a quello che realmente sarebbero richiesti dal “qui e ora” di quello che stai facendo?
Avere consapevolezza anche di questo tuo aspetto, imparare a gestire meglio i tuoi pensieri, è fonte di una liberazione infinita.
Lo sai che i pensieri incidono sulla produzione di sostanze chimiche nell’organismo?
Le neuroscienze hanno fatto enormi progressi in tal senso con scoperte strabilianti.
Lo sai che potenzialmente ogni volta che fai cattivo uso della tua mente fra ansie e sensi di colpa, collera, bisogno di approvazione, istanze di giustizia, ti stai intossicando da solo, e somministrando al tuo corpo dosi di tensioni di ogni genere?
INIZIA DA QUESTI ARTICOLI
“Ripeti sempre gli stessi errori? Come trasformarli in successo” Vuoi un esempio di cattivo uso della tua mente? Ogni volta che di fronte ad un errore, ti demoralizzi, colpevolizzi e magari ti senti anche un fallimento totale, stai usando male la tua testa! In questo articolo ti illustro 11 passi per trasformare a tuo vantaggio i tuoi errori “ripetitivi”, cioè quelle abitudini comportamentali radicate che riconosci essere aspetti di te “detestabili” senza riuscire a modificarli.
“L’ansia da prestazione lavorativa ti divora? divorala tu in 5 bocconi”. Un altro pessimo modo di usare la tua mente sul lavoro è quello di vivere divorato dall’ansia di prestazione: perennemente in tensione nel tentativo di fare ogni cosa perfetta, di farti apprezzare, di essere impeccabile. Nel mio articolo attraverso 5 modi diversi di guardare alle cose, metterai fuori gioco questa fastidiosa nemica del tuo benessere in ufficio per vivere più serenamente e con molto molto meno stress di prima.
Non sei ancora convinto che ascoltare il corpo, gestire le emozioni, e zittire la mente sia importante per il tuo benessere in ufficio? Allora dal prossimo motivo non puoi scappare, perchè a che vedere con la tua capacità di gestire i rapporti con capi e colleghi!
Motivo n° 3 – L’ingresso dell’ Intelligenza Emotiva in azienda. Imparare a gestire i rapporti fra colleghi in modo efficace!
Il mondo si sta muovendo ad una velocità vorticosa su tutti i piani. Il contesto esterno è caratterizzato da cambiamenti repentini, innovazione tecnologica spinta, elevata incertezza. Se qualcosa, ora, sta funzionando, non è detto funzioni in eterno e neanche fra qualche settimana.
Le vecchie gerarchie aziendali, con il concetto di capo e sottoposto fantozziano, che forse potevano condurre a risultati in un contesto socio-economico stabile, sono desuete e stanno perdendo la loro ragione di esistere.
Non è più sufficiente una persona a comandare e tante ad eseguire, ma che ciascun individuo contribuisca apportando idee, innovazioni per restare competitivi sul mercato.
Si lavora più frequentemente in gruppo, per aree interfunzionali e trasversali alla propria area di business. Tutto questo necessita in media lo sviluppo di una maggiore flessibilità comportamentale, e lo sviluppo di più competenze rispetto a quelle che erano necessarie un tempo.
L’intelligenza emotiva si è fatta strada nelle aziende con l’introduzione di giochi di ruolo, formazione dedicata al Team Building, Problem Solving, alla Comunicazione Efficace, al Business Coaching e affini.
L’obiettivo di questo tipo di formazione normalmente è appunto lavorare sulle due dimensioni costitutive e interdipendenti dell’intelligenza emotiva: in primis la consapevolezza e padronanza di sè e poi la capacità di gestire, di conseguenza ed efficacemente, i rapporti tra colleghi sviluppando l’empatia.
È anche vero che a causa di molteplici fattori di profittabilità aziendale, non tutte le aziende possono investire nella formazione.
Questo blog vuole essere una risposta anche a chi, per ragioni di sopravvivenza economica, non può beneficiare in azienda di questo tipo di investimento e non ha denaro da spendere in privato per formare competenze che sono ormai indispensabili per farsi largo in questo caotico e sempre più complesso mondo (nel bene e nel male).
Ti aiuterò a sviluppare rispettivamente la consapevolezza di te stesso e la capacità di entrare in relazione con capi e colleghi in modo efficace e volto ad accrescere il tuo benessere in ufficio.
INIZIA DA QUESTI ARTICOLI
“L’empatia è uomo o donna? Scoprilo e usala!”. Un pilastro fondamentale dell’intelligenza emotiva per una comunicazione efficace fra colleghi è l’uso dell’empatia, ossia la capacità di guardare le cose anche dal punto di vista degli altri. In questo articolo ti parlo delle differenze esistenti nella comunicazione fra uomini e donne sul lavoro e di come la comprensione dei reciproci mondi aiuti a sviluppare un ponte comunicativo realistico e consapevole.
“Conflitti sul lavoro: li risolvi o cerchi colpevoli?” Come entrare in relazione efficacemente con i colleghi, soprattutto quando le cose si fanno difficili e ci sono momenti di conflitto da gestire? Esistono 2 modi di affrontare i conflitti: uno più costruttivo, proiettato alla ricerca di soluzioni, usando l’empatia, e l’altro non costruttivo, rivolto alla sola ricerca di colpevoli, senza risolvere nulla. Tu quale sei solito adoperare? Nel mio articolo ti guido a capire quale dei due sei solito usare e come porre rimedio per un migliorato benessere in ufficio.
“Colleghi difficili: i melliflui. Cosa fare?”. Come ti comporti con colleghi difficili, in particolare i voltafaccia melliflui? Li gestisci, li subisci? Hanno il potere di inquinare le tue giornate? In questo articoli ti faccio guardare a questa tipologia di colleghi in modo differente per neutralizzare l’effetto negativo che hanno su di te. Se poi ad essere mellifluo e voltafaccia non è un collega ma il tuo capo, nell’articolo “Capo difficile: il voltafaccia. 2 strade possibili” ti guido ad esplorare 2 strade per ritrovare il tuo benessere in ufficio.
“Informazioni nascoste. A volte ti sembra di lavorare per i servizi segreti?” Come rapportarsi con una particolare e diffusa categoria di colleghi difficili che insabbiano le informazioni a loro vantaggio. Una riflessione in 8 passi per imparare a gestirli.
Se anche questa motivazioni ad occuparti di te stesso a tutto tondo per il tuo benessere in ufficio, non ti è sufficiente, te ne fornisco un’altra!
Motivo n° 4 – Obiettivi di carriera – imparare a capire dove sei davvero!
Ipotizziamo tu abbia degli obiettivi di crescita professionali. E’ probabile che quindi tu debba avere ben chiaro in testa quali sono, come li vuoi raggiungere, in quanto tempo…. E già stabilire efficacemente questo non è cosa facile!
Conoscere poi il punto di arrivo senza conoscere quello di partenza, o avendone una consapevolezza limitata, credi ti aiuti ad avere aspirazioni realmente concrete e realizzabili? Credi che contribuisca ad incrementare davvero il tuo benessere in ufficio?
Converrai con me che è difficile puntare ad una meta senza avere presente quale sia il punto di partenza, o avendone una consapevolezza limitata, o peggio ancora, essendo convinti di essere in un punto quando magari è evidente al resto del mondo che ti trovi da un’altra parte.
Per esperienza diretta posso dirti che a volte, la nostra percezione di chi siamo non è proprio allineata perfettamente a come agiamo nel mondo. E a volte, nemmeno i risultati che otteniamo sono quelli che ci aspettiamo.
Tendenzialmente quando le cose non vanno come vorremmo , siamo, in quanto esseri umani, abbastanza inclini a distribuire colpe e responsabilità al di fuori di noi stessi.
“Il capo non ci ha capito, il collega è insopportabile, fuori pioveva ed ero stanco (…)” solo per fare alcuni esempi. In effetti può anche essere così. Ma, c’è un ma…è anche vero che a volte a malapena ci rendiamo conto che il nostro modo di fare e l’immagine che diamo di noi stessi nel mondo, se solo ci concedessimo il lusso di domandare, non è proprio uguale all’ idea immaginifica, o terribile, che abbiamo di noi stessi.
In realtà, qualunque situazione tu debba affrontare nella vita, voluta, o forzata che sia, quello che costituisce un discrimine sull’esito finale delle esperienze sei sempre e solo tu, il tuo modo di essere, porti, e guardare alle cose.
A prescindere dal fatto che le tue ambizioni personali e professionali siano “basse” o “sconfinatamente alte”, nel vivere la quotidianità e nella gestione dei rapporti lavorativi con i colleghi, capi, collaboratori, il livello di consapevolezza che tu hai di te stesso fa una enorme differenza in termini di capacità di conseguire gli obiettivi desiderati in azienda e anche fuori, primo fra tutti la qualità del tuo tempo e il tuo benessere in ufficio.
Senza contare poi che una maggiore consapevolezza di te stesso è sinonimo anche di maggiore benessere e di una immensa libertà, ovunque con chiunque in qualsiasi situazione.
Inoltre, normalmente, la crescita professionale si accompagna poi all’assunzione di responsabilità crescenti e anche alla gestione di altre persone.
Tu ti affideresti per fare un viaggio di gruppo ad una guida turistica che è nota nell’ambiente per non essere capace ad organizzare nemmeno 8 ore della sua giornata?
Volgendo la domanda a te, se tu per primo non hai la minima contezza di come gestire te stesso a tutto tondo, o ti sai gestire male, come pensi di poter “guidare” agevolmente ed efficacemente (ossia senza dissanguarti di energie con risultati appena sufficienti) un team fatto di tante persone?
Vuoi iniziare a fare pratica con lo sviluppo della tua consapevolezza, anche sui tuoi obiettivi?
INIZIA DA QUESTI ARTICOLI
“Vuoi diventare capo? 6 segreti per riuscirci”. In questo articolo ti svelo 6 segreti se ambisci ad un percorso di crescita professionale. Avrai modo di valutare quanto il tuo attuale modo di fare ti sta agevolando o meno verso gli obiettivi di carriera che ti sei prefissato, e in caso contrario a regolarti di conseguenza.
“Motivazione sotto ai piedi appena sveglio? Riportala su!”. Il tuo lavoro attuale quanto è fatto di motivazione intrinseca e quanto di motivazione estrinseca? Non sai quale differenza ci sia? Scoprilo! Capirlo è la base fondamentale per orientare al meglio i tuoi obiettivi di carriera risparmiando tempo ed energie e guadagnare benessere in ufficio.
“Carriera lavorativa: il potere è piacere? Come capirlo”. Spesso ambiamo tutti ad ottenere successo nella accezione più comune del termine: soldi e potere. Ma quanto realmente sei disposto a pagare il prezzo del successo? E che relazione esiste fra il potere e il piacere? Individua il mix di potere – piacere che è in sintonia con la tua natura. Ne guadagnerai in benessere in ufficio.
Un’ultima motivazione, ma non in ordine di importanza, qualora le 4 precedenti ancora non siano sufficienti a convincerti che la consapevolezza del buono o cattivo uso che fai delle tue risorse costituiscano il discrimine fra il benessere in ufficio e il malessere…
Perché n° 5 – Dentro l’ufficio/fuori l’ufficio – imparare a conoscere il tuo carattere e le tue capacità
La qualità della vita in ufficio influisce pesantemente sulla qualità della tua vita fuori, così come vale il viceversa.
Uno squilibrio, legato a qualsiasi motivo in una area della vita, si ripercuote immancabilmente su tutte le altre, seppure in maniera differente e con diverse gradazioni di pervasività.
In questo blog di fatti mi occupo nello specifico di tutto quanto ha a che vedere con la capacità di conquistare, (se non lo hai), mantenere o migliorare equilibrio interiore, benessere e serenità integrando efficacemente l’uso di corpo-mente ed emozioni, durante la giornata lavorativa in ufficio.
Tu sei una persona che si manifesta nel mondo con un carattere. Difficilmente sarai là fuori nel mondo qualcosa di profondamente diverso da quello che sei in ufficio.
Se invece sei solito attuare una spaccatura marcata tra il tuo modo di manifestarti sul lavoro e quello di manifestarti fuori, a maggior ragione dovrebbe interessarti la tua auto-consapevolezza: è fuori di dubbio che un simile comportamento conduce a consumare energie e spegnerti fino a quando ti sentirai una pila usata ed esaurita. Altro che benessere in ufficio!
Con i miei articoli di questa categoria ti guiderò in riflessioni che ti saranno utili a: mettere a fuoco come ti muovi nel mondo, quali pensieri, schemi comportamentali stati emotivi ti caratterizzano, a che punto sei della tua crescita professionale o a capire quale tipo di crescita professionale faccia la caso tuo anche in base al binomio potere – piacere, a valutare il tuo livello di energia e ad aumentare la tua autostima per farla fruttare al meglio nel tuo contesto lavorativo.
Se potessi guardati con gli occhi di una persona esterna, cosa scopriresti di te?
Che effetti susciti negli altri con il tuo modo di relazionarti?
Ogni “carattere” è connotato da caratteristiche affettive (il tuo rapporto con le emozioni e sentimenti), energetiche (quanta energia senti di avere per affrontare le tue giornate), somatiche (che struttura fisica hai), cognitive (quali sono i tuoi tipici modi di pensare) e relazionali (come ti poni rispetto agli altri) ben distinte e legate ai bisogni primari che hai percepito come negati o limitati: diritto di esistere, di avere bisogno di accudimento, di possedere te stesso, di importi, di essere autonomo e di amare sessualmente.
Nei miei articoli ti guiderò ad esplorare quali manifestazioni esteriori oggi ti caratterizzano per prendere coscienza di quali sono gli schemi ripetitivi che metti in atto nel lavoro e nella tua vita e che, qualora disfunzionali per il tuo benessere, ti allontanano piuttosto che avvicinarti, a quello che realmente vuoi.
Aumentare la propria consapevolezza quali vantaggi dà? La libertà. Sebbene talvolta possa sembrare una “fatica” investire del tempo per fermarsi a riflettere su alcuni aspetti di se stessi, e sebbene questa fatica l’abbia avvertita io stessa, con il tempo invece ho imparato a raccoglierne i frutti in termini di maggior benessere in ufficio e fuori.
Ti aiuterò a fare tutto questo da molteplici punti di vista, che sono certa saranno per te un enorme arricchimento, una grande sorpresa e scoperta che ti accompagneranno a lungo!
Vuoi iniziare a capire quale tratto caratteriale ti distingue e cosa ne consegue?
Nell’articolo “Manager o Leader: quale tipo sei?” ti parlo di 9 tratti caratteriali con cui è possibile muoversi nel mondo. Ogni tratto caratteriale è un modo differente di vivere le emozioni, di pensare, di relazionarsi agli altri, con tutti i pro e contro del caso. Questo è un primo articolo introduttivo ai 9 caratteri. In futuro tratterò molto più approfonditamente tutti i pro e contro di ogni carattere per aiutarti a disporre di molte più energie a tuo vantaggio.
Nell’articolo “Che capacità ho? Conoscerle ti aiuta” ti guido a valutare quali capacità senti più tue fra quelle cognitive, realizzative e relazionali. Conoscerle ti aiuta a verificare quali servono maggiormente per il tuo lavoro e per i tuoi obiettivi di carriera e ti consentono di risparmiare tempo focalizzandoti su quelle che pensi di dover migliorare.
Ti ho motivato a sufficienza perchè è bene, per il tuo benessere in ufficio, che tu impari ad ascoltare il corpo, gestire le emozioni, zittire la mente quando parla a sproposito, comunicare efficacemente, capire che carattere, capacità, risorse hai, in funzione dei tuoi obiettivi lavorativi?
Condividi l’articolo sui social se ti è piaciuto!
Iscriviti alla Newsletter di Lavorare col Sorriso per ricevere i miei nuovi articoli appena saranno pubblicati!
Iscriviti alla newsletter:
Commenta nel box in fondo alla pagina, lasciandomi le tue riflessioni.
Grazie
Federica Crudeli
Learn More

IL QUI E ORA PER USCIRE DA GIORNATE NO: COME SI FA?
Ciao e Benvenuto a Lavorare col Sorriso!
Ti accade di vivere giornate NO ? Vuoi sapere come uscirne usando la capacità di stare nel qui e ora per ritrovare il tuo benessere?
Parlo di quelle giornate in cui basta una cosa da poco per scatenarti l’inferno emotivo, in cui ti senti col morale a terra, vedi tutto negativo, o va tutto storto, ma proprio tutto, e un piccolo evento cumulato con altri spiacevoli eventi negativi pregressi, crea l’effetto valanga e ti percepisci solo come una somma di errori.
Ti accade mai di sentirti così? Non è piacevole, soprattutto se hai da lavorare … Seguimi….
Oggi ti parlo di questo perchè oggi per me è stata una giornata decisamente NO, e voglio approfittarne per irrobustire la mia capacità di risollevarmi sfruttando tutto quello che si presenta nel mio qui e ora.
Infatti, se noti, questo articolo risulta pubblicato di martedì sera anziché di martedì mattina come faccio di solito.
Usando da qui in avanti un po’ di ironia, (che considero la mia salvezza), malgrado la giornata NO, non ho alcuna intenzione di arredarmi un tunnel di negatività, anche se l’effetto valanga è stato molto più forte di qualsiasi altra cosa, anche piacevole, che ha popolato la mia giornata.
Come ne sono uscita, allora? E come puoi uscirne tu, quando vivi giornate di questo genere?
I guru del pensiero positivo che vanno tanto di moda, per i quali l’imperativo presente è essere positivi, brillanti, e felici anche quando ti arrivano sassate in faccia dalla vita, ti direbbero, appunto, di pensare positivo, di ridimensionare quello che ti è successo, di cambiare punto di vista e pensare che non è proprio “marrone” quello che vivi nel qui e ora, e che le disgrazie vanno benedette e che esiste sempre un lato positivo in qualsiasi situazione.
Per carità, può anche essere vero. Anzi, diciamo che lo è, ma solo dopo, quando la valanga è passata, e non mentre ci sei nel mezzo. Quando ci sei nel mezzo l’aria che respiri nel qui e ora non è né di rosa né di gelsomino. E’ putrida. Punto.
Ecco, io non sono d’accordo con il pensiero positivo a tutti i costi per un semplice motivo: perché se sei incavolato nero, o in preda a un momento di tristezza, sei nero o in un momento di tristezza. Punto.
Inutile negarselo, si disperdono il quadruplo delle energie nel tentativo di contrastare o reprimere i propri stato d’animo che si presentano nel qui e ora del momento.
Anche se è molto umano voler sfuggire al qui e ora di negatività, in ultima analisi, la fuga come soluzione a questi momenti, alla lunga, è soltanto controproducente.
I momenti NO, di rabbia, tristezza, sfiducia, paura o di sentimenti negativi connotabili con mille altre sfumature, fanno parte della vita. Non raccontiamoci le favole.
La moda dilagante del mostrarsi sempre felici a tutti i costi è una moda a mio avviso superficiale che serve solo a fomentare l’industria del benessere a basso costo, per me. Anzi, credo che questo atteggiamento, unito alla convinzione di dover essere sempre Top, sia proprio la principale causa di infelicità dei tempi moderni.
Il volersi obbligare a mostrarsi diversi da quel che si è e da quel che si vive nel qui e ora di un dato momento specifico. Assecondare le attese e le aspettative convenzionali. Tutti modi di essere dei prigionieri a cielo aperto.
Attenzione, con questo lungi da me affermare che un momento NO debba diventare un pretesto per sguazzarci dentro e vivere di lagnanza ad oltranza!
Bene, cosa ho fatto per superare la mia valanga piena di No?
Niente. Ci sono rimasta sotto e ho vissuto, attraversando, il mio qui ed ora con tutto quello che mi ha portato. E ho fatto anche una cosa, udite, udite, che non va molto di moda dire: ho pianto. Si ho pianto a intermittenza tutte le lacrime che avevo da tirare fuori.
In ufficio, per la strada, a casa fino a quando, vedendo che i barattoli di sale e zucchero della cucina cominciavano a galleggiare…i miei occhi hanno pensato fosse il caso di smetterla di far uscir fuori lacrime se non volevo rischiare una denuncia condominiale. Sono soggetti responsabili i miei occhi … e anche le mie lacrime!!! (Ps – esagero volutamente!).
Già perché in questo mondo spesso e volentieri patinato e pettinato, dove l’obbligo latente è essere dei vincitori sempre, mostrarsi forti, sorridere a 56 denti , il fatto di piangere o essere tristi, o arrabbiati è diventato una piaga sociale da curare.
Come conseguenza forse, a forza di reprimere tutto quanto è naturale, per assurdo, è aumentata la prescrizione di antidepressivi. Forse ci siamo dimenticati di essere umani, e come tali, per dirla con le parole di Marco Giallini nel film “Perfetti sconosciuti”, siamo tutti “frangibili”. Già … siamo frangibili, ma nessuno vuole fare i conti con questa “frangibilità”e fa di tutto per di evitare il presente, il qui e ora, soprattutto quando è noioso, doloroso, o spiacevole.
A nessuno piace essere triste, o vivere emozioni negative. A nessuno. Un peccato però che capita di provarle. Un peccato che pensare di spendere una vita come se si fosse nati nel “Wallalla” è da idioti, e non è realistico.
Ed è la principale causa di infelicità…quella di pretendere che la vita sia come un giro sulle giostre, sempre divertente, sempre Up.
La convinzione che la vita debba sempre essere un luna park, conduce a misurarsi costantemente fra quel che è realmente, e quello che dovrebbe essere.
La frustrazione da gap esistenziale, aumenta a livelli esponenziali. Invece fa parte della vita cadere e farsi male. Fa parte della vita affrontare dispiaceri e sofferenze, grandi o piccoli che siano.
Fa parte della vita incappare nelle difficoltà. E tutto questo comporta a volte, anche sperimentare emozioni negative, attraversarle e superarle proprio lasciandole vivere nel qui e ora, senza reprimerle.
Inoltre accettare il qui e ora dei vissuti negativi aiuta a lasciarli defluire più facilmente.
Saper accettare il qui e ora di una giornata NO, senza contrastarla, con tutte le gradazioni di nero, marrone e grigio che porta, penso sia saggio e intelligente e apre la porta alla trasformazione delle esperienze.
Molto più saggio che sforzarsi di mascherare, o dissimulare. L’ho sempre pensato e diciamo che ho conferito al mio pensiero più autorevolezza quando l’ho trovato condiviso nella sostanza nei testi di quelli che considero mostri sacri: J. Hillmann e A. Jodorowsky.
L’anima ha la sua saggezza e un suo codice per parlare, che non ha nulla a che vedere con il buon senso, l’educazione di maniera, le pose e le parole buone. E segue le sue strade.
Mettetevi contro il libero fluire della vostra anima, o rinnegate la vostra autenticità sempre e sistematicamente, e avrete assicurata una vita di inferno.
Bene quindi per tornare al “come ho superato il momento no”, mi sono concessa di piangere nel qui e ora che ho viussuto, cosa che in passato non avrei fatto perché il mio giudice interiore (n.d.r. quella vocina rognosa che mi parla in testa e che credo anche tu abbia) avrebbe detto “…che brutta figura piangere davanti ai colleghi, o per strada… se la gente ti vede…”
A dire il vero mi sono chiusa nel bagno dell’ufficio per piangere e ho lasciato scorrere le lacrime che volevano uscire a fare due passi.
Forse erano rinchiuse là dentro da troppo tempo, stavano strette, litigavano fra di loro per avere il posto in prima fila per guardare il mondo e hanno causato una ressa sul bordo del bulbo oculare che le ha spinte ad uscire…un po’ come i tifosi che si riversano sul campo di gioco travalicando le sbarre dello stadio. Sta di fatto, che volevano uscire e anche con prepotenza, a vedere bene da quante erano.
Ho provato un sollievo notevole, dopo essermi concessa la libertà di piangere, e un senso di liberazione immenso.
Anche scientificamente le lacrime hanno un potere “purificatore”. Reprimere invece le emozioni è uno dei modi per fare in modo che uno stato d’animo negativo si radichi come l’erba gramigna e reclami attenzioni in futuro, reiteratamente, e a sproposito.
Diffida di chi consiglia sempre di “appiccicarti” un sorriso addosso, risulteresti finto. E il rischio è che, da una giornata NO, te ne auto – fomenti altre 500 reprimendo tutto quello che invece scalpita per uscire fuori e che vuole esprimersi.
Per piangere di gusto ho anche messo a tacere il mio giudice interiore, ma non ho alcun capo di accusa per omicidio preterintenzionale o sequestro. Ogni tanto, in particolare quando ti rema contro, il giudice interno va ucciso. L’anima lo sa e non ti ascrive carichi penali pendenti.
Perché va taciuto in queste circostanze il giudice interiore?
Perché reprime, vuole sminuire quello che senti, dirti che sei stupido se piangi, ti arrabbi o sei triste, in ufficio come fuori, e se lo fai per quei motivi.
Zittirlo ti consente di legittimare di fronte a te stesso il tuo sacrosanto diritto di piangere, o di essere arrabbiato, o triste, e di farlo per qualsiasi motivo, se è così che vuole la tua anima.
Puoi permetterti di lavorare anche essendo triste, spaventato, arrabbiato e senza necessità di nasconderlo: basta dire qualcosa che suoni simile a questo “oggi mi sento triste/arrabbiato/spaventato, farò del mio meglio compatibilmente con il basso livello di energia che mi sento addosso”.
Non serve entrare nei dettagli. I colleghi che hai intorno, umani fino a prova contraria come te, se sono persone di buon senso, capiranno e rispetteranno questo tuo stato d’animo prendendoti così come ti vedono.
Non solo, questo conferisce a te stesso, di conseguenza e per risonanza, la possibilità di creare un clima lavorativo di maggiore libertà emotiva e leggerezza (ovviamente nei limiti del rispetto altrui).
Passata la fase emotivo- depurativa, è affiorata verso sera, da sola, la fase razional – costruttiva a testimonianza di quanto ti ho detto sopra. Ossia spontaneamente, senza forzatura, la mia anima ha detto:
“Ok ho pianto, ok ho avuto motivi sensati per farlo, ok accetto che le cose stanno così come stanno per questa circostanza specifica: da schifo. Resta un piano di realtà con cui fare i conti. Una serie di cose che non mi piacciono, da cambiare. Come ne esco? Intanto scrivo” , cioè uso un mezzo che mi regala piacere perché voglio trasformare la mia “melma” in qualcosa di costruttivo che dia un senso alle cose.
Nel fare una cosa che mi piace mi sono regalata sollievo e piacere. Il qui e ora si è quindi trasformato da negativo e momento di sollievo spontaneo.
E poi mi sono detta “..accetto di convivere con una sorta di “fastidio” legato ad una situazione poco piacevole, e che mi svela un bisogno emergente che vuole trovare la strada per essere soddisfatto, e mi adopero per tenere la testa focalizzata ad agire una soluzione per trarre il meglio dalle giornate che verranno, verso quello che ho identificato essere un obiettivo”.
In sintesi, se vivi una giornata NO, esercita la tua capacità di restare nel qui e ora dell’esperienza:
- accetta il tuo stato d’animo negativo nel qui e ora come si presenta;[/li-row][li-row]lascia fluire in te il mare di sensazioni emotive che ne derivano;
- esprimi e riconosci a te stesso, ricavandoti un momento tutto tuo, il disagio che senti;
- se il contesto te lo consente, è di fiducia, ed è funzionale alla buona riuscita di quello che devi fare magari in un gruppo, puoi esprimere il tuo disagio anche agli altri colleghi, di modo che comprendano il tuo calo temporaneo di energie e umore (ovvio che se vivi in mezzo agli squali è più saggio tacere per preservarti, che fare il kamikaze);
- lascia che affiori spontaneamente “la luce in fondo al tunnel”. Se ti dai tempo, spontaneamente, ricomincerai a vedere le cose in modo diverso. E spesso ti accorgerai che quello stato emotivo negativo aveva bisogno di venire allo scoperto per metterti in luce qualcosa a cui non hai più prestato attenzione ma che reclama la sua “realizzazione”;
- gratificati con qualcosa che ti piace fare;
- affiorerà alla superficie, con i suoi tempi e altrettanto spontaneamente, una soluzione a quella che è stata la causa della tua giornata NO, e vedrai che le tue risorse saranno quindi mobilitate e rinvigorite perchè orientate a fare qualcosa di diverso per uscire dalla situazione di stallo e muoverti verso quel qualcosa di nuovo che, molto probabilmente, avrai identificato;
- se poi sei un pò “dissacrante” come me, fai una pernacchia alla vita e brindaci su con il motto liberatorio che preferisci.
Questo processo, che si lascia fare da sè, se gliene dai modo, esattamente come il fiume che scorre, ha molto a che fare con il rafforzamento della capacità di far fronte agli eventi negativi riorganizzando le esperienze in modo positivo.
Inoltre, nell’apparente passività del lasciar seguire alle emozioni il loro corso, proprio come i fiumi, questo atteggiamento ha molto a che vedere anche con la proattività, ossia la capacità di prendere attivamente in mano la propria vita, vissuti emotivi compresi.
Quante volte sei solito permetterti di sentire, convivere e attraversare le tue emozioni negative?
Quante volte fai si che il tuo giudice interiore abbia la meglio su di te censurando le più naturali manifestazioni del tuo essere?
Quante volte ti dai il tempo di vederle scorrere via e lasciare affiorare uno spazio nuovo dentro di te per superare le difficoltà?
Fammi sapere cosa ne pensi nel box dei commenti a fondo pagina.
Hai trovato utile l’articolo?
Condividilo sui social se ti è piaciuto!
Iscriviti alla Newsletter di Lavorare col Sorriso per ottenere consigli pratici per vivere nel benessere le tue giornate, lavorative e non!
Grazie
Federica Crudeli

MANAGER O LEADER? QUALE TIPO SEI?
[distance1]Ciao e Benvenuto a Lavorare col Sorriso!
La consapevolezza di sè: manager, leader, perfezionista, diplomatico, creativo, altruista, pensatore, scettico, avventuriero, mediatore … che carattere hai? Quali schemi ripeti? Come ti vedono gli altri? Perchè è importante saperlo? Oggi ti parlo di 9 tratti caratteriali, frutto di una sapienza antica, con cui è possibile “andare nel mondo” che ti guideranno a riconoscerti!
Utilizzando provocatoriamente il concetto di un filosofo esistenzialista , che suona come un po’ ironico:
[Tweet “”Ognuno è condannato ad essere se stesso…” cit. J.P. Sartre”]
Quando è che essere se stessi diventa una condanna? Quando sia ha una scarsa consapevolezza di sè.
Schemi di comportamento ripetitivi e disfunzionali
Ripensa a tutte le volte che sul lavoro hai reagito come un mitra a qualche atteggiamento di altri senza darti il tempo di riflettere per poi pentirtene … la tua consapevolezza dove era?
Ripensa magari a quando hai mancato, per l’ennesima volta, di asserire quello che pensavi scegliendo in automatico di abdicare alle tua capacità relazionali e rimuginando su quel non detto per le successive tre ore o magari giorni…
Ripensa a tutte le volte che ti sei ritrovato solo con te stesso a dire che proprio non potevi fare a meno di comportarti in un certo modo, anche se avresti voluto fare diversamente, ma c’è sempre quel qualcosa più grande e forte di te che ti spinge in una direzione e non riesci a controllarti, un po’ come se avessi inserito un pilota automatico che ti guida in una direzione mentre tu resti a fare i conti con il tuo senso di impotenza di fronte a te stesso.
Ognuno di noi, nessuno escluso (se può consolarti) in alcune occasioni attiva questo pilota automatico anche quando la direzione è un burrone, ovvero può manifestare schemi comportamentali disfunzionali (e inconsci, noti anche con il termine “coazione a ripetere”) talmente radicati a causa di “introiezioni” pregresse che, sebbene in ultima analisi allontanino da un obiettivo, non c’è nulla da fare, ti portano dalla parte sbagliata.
Non averne la consapevolezza significa esserne schiavi.
Se ti stai domandando cosa significhi “introiezione”, ti dico che l’introiezione è un meccanismo di “assimilazione” di alcuni comportamenti che è avvenuto quando ancora non disponevi degli strumenti “adulti” per poter distinguere cosa fosse il caso di fare tuo da cosa non lo era. Più introietti hai, meno sei consapevole.
Continuo con il proposito di guidarti verso una maggiore consapevolezza di te stesso da un altro punto di vista: con l’articolo di oggi ti parlerò di Enneagramma, una chiave di lettura del carattere (ne seguiranno altri sul tema) che ti sarà utile:
[list-ul type=”arrow”][li-row]per aumentare la consapevolezza di te stesso, con conseguenti ripercussioni positive anche in termini di crescita professionale, ad esempio per disporre di qualche elemento in più per valutare la coerenza fra il tipo di lavoro che svolgi e i tuoi tratti caratteriali[/li-row][li-row]per divertirti a “riconoscere” il tuo carattere e quello delle persone che ti circondano e ad osservarne meglio i comportamenti in modo più distaccato e oggettivo al fine di entrarci in relazione se ti interessa o se le circostanze lavorative “ti obbligano” a farlo[/li-row][/list-ul][distance1]
Cos’è l’Enneagramma?
L’Enneagramma è una delle mappe esistenti per la comprensione della personalità umana ossia una chiave di lettura del comportamento umano la cui conoscenza aumenta la consapevolezza. Può essere utilizzato anche dalle risorse umane in ambito organizzativo nella valutazione dei candidati.
L’Enneagramma è stato introdotto in occidente all’inizio del ‘900 da Georges I. Gurdjieff, dopo averlo riscoperto in Asia centrale, in quanto frutto di una tradizione che si è tramandata per via orale partendo da una sapienza antichissima (ennea dal greco 9 e gramma segno).
E’ stato poi sistematizzato da Oscar Ichazo e da Claudio Naranjo in chiave psicologica in tempi recenti.
In sintesi, possiamo distinguere 3 famiglie caratteriali: gli istintivi (tipi 1-8-9), gli emotivi (tipi 2-3-4), i razionali (tipi 5-6-7), che tendono a mettere in campo nel vissuto della realtà rispettivamente: rabbia, tristezza e paura come principale sentimento di riposta al contesto ambientale, per un totale di 9 tratti caratteriali o “enneatipi”. Ogni singolo tratto è poi dominato da una “passione dominante”e da una “fissazione” specifica.
Specifico che parlo di tratti caratteriali proprio perché ogni essere umano è unico e non etichettabile e queste sono solo chiavi di lettura e comprensione che sono convinta tu ritroverai nel tuo quotidiano …
Ad esempio… fai mente locale alle persone che conosci. Ti è mai successo di notare che alcune persone sono accomunate/simili nella loro fisicità, nelle parole che usano, nel modo di affrontare la vita, nella carica vitale che hanno? Sono tutte diverse e uniche, ma accomunate da “tratti” distintivi.
Oppure di avere nella cerchia di amici e colleghi, persone che sono “etichettate” per una loro caratteristica particolarmente visibile e genericamente riconosciuta non solo da te ma anche dagli altri? Scommetto di si.
Come scommetto che anche tu puoi contare su una serie di nomignoli e soprannomi che nascono da una tua qualche predisposizione caratteriale.
Divertiti un po’ adesso. Guarda a te stesso e pensa ai tuoi colleghi e vedi se riesci a ricondurli a quello che leggerai sotto.
Intanto vediamo un assaggio…
Come si legge l’Enneagramma?
[list-ul type=”arrow”][li-row]Le ali –sono le porzioni di cerchio a destra e sinistra di ogni tipo e stanno ad indicare le sfumature caratteriali rilevabili in un individuo. Di norma un enneatipo assume anche i connotati caratteriali di uno e uno solo dei due enneatipi attigui.[/li-row][li-row]Le direzioni – sono le linee che partono da ogni “carattere base” puntando ad altri due ed indicano le modalità comportamentali caratteristiche di un altro enneatipo, che un “carattere base” può attivare in condizione di stress o in condizioni di serenità.[/li-row][/list-ul]
In alcuni tipi, inoltre, è possibile rintracciare in modo più significativo un bisogno nucleare dell’infanzia che è stato percepito come negato e di cui ho iniziato a parlarti nel mio articolo “Il corpo, non mente?Riflettici” : parlo dei tipi 1, 2,5,8 e 9.
[button url=”https://lavorarecolsorriso.it/wp-content/uploads/2016/04/leggi-lEnneagramma.pdf” target=”_blank” color=”jade” size=”medium” border=”true” icon=””]Leggi l’Enneagramma[/button]
Torno a dire … a cosa ti serve conoscere l’Enneagramma?
Beh… ogni persona filtra il suo sguardo sul mondo in modo completamente diverso. Se nella tua vita lavorativa hai provato spesso la sensazione di parlare e non essere capito, forse è perché ti manca la chiave di lettura giusta per entrare in relazione con una determinata persona (e magari anche per guardare a te stesso con un occhio diverso dal solito e più consapevole).
Parliamo tutti la stessa lingua eppure, spesso, non ci capiamo proprio, con annesso dispendio di tempo ed energie mentali per tentare di raggiungere obiettivi comunicativi puntualmente mancati.
Nei miei articoli ti condurrò alla scoperta di come sia possibile entrare in relazione, se le circostanze te lo richiedono, anche con i colleghi che vivi come molto distanti da te, così come ad aumentare la consapevolezza che hai di te stesso. E scoprirai come questo ti tornerà utile non solo sul lavoro, ma ovunque e con chiunque.
Quali conseguenze ha avere un certo carattere, ovvero essere un certo enneatipo?
A questo proposito ritorno alla frase iniziale “ognuno è condannato ad essere se stesso” e al concetto del pilota automatico. Ogni enneatipo ha una tipologia di pilota automatico differente ma normalmente attivato in certe circostanze.
Capire quali siano queste circostanze e cosa lo fa scattare, significa disporre di uno strumento in più per disinserire il proprio pilota automatico ed evitare il burrone, e neutralizzare gli effetti subiti dall’inserimento del pilota automatico “altrui”.
Ti sei riconosciuto in una di queste descrizioni sintetiche?
Si? continua a seguirmi nei miei articoli.. scoprirai cose ancora più interessanti su di te.. e come l’essere caratterizzati da alcuni tratti influenzi il tuo modo di manifestarti del mondo in termini di pensieri, emozioni, energia, gestione dei rapporti con gli altri …e come sia possibile disinserire il pilota automatico “smussando” alcuni tratti non funzionali alla tua crescita personale e professionale.
No. Fai fatica a riconoscerti? O ti sembra di riconoscere alcune tue caratteristiche in più enneatipi diversi? Nulla di strano, crescendo ognuno di noi puoi “mixare” i suoi tratti base con altri tratti.
In questo caso ti invito intanto a fare mente locale alla tua infanzia, dove le reazioni primarie nel mondo erano ancora incontaminate, istintive e poco filtrate da dettami educativi,scolastici e religiosi.
Ripercorri mentalmente i tuoi primi anni di vita. Quale sentimento pensi di aver sperimentato più spesso, in modo istintivo, o ti veniva più naturale “sentire” nei momenti che hai vissuto come brutti o di difficoltà? La paura, la rabbia, o la tristezza?
Ripensarci ti avvicina adesso un po’ di più all’identificazione con uno di questi tipi?
Seguimi nei miei articoli.. approfondirò anche il tema dei bisogni negati e di come fare a capire bene come si sono formati, se ce ne sono stati nel tuo caso e se il fatto che tu ancora oggi, inserisci il pilota automatico, abbia qualcosa a che fare con il tentativo perpetuo di soddisfare un bisogno che vivi come una mancanza senza accorgertene.
Riconosci immediatamente questi tratti caratteriali nel tuo capo o nei tuoi colleghi e collaboratori, o altre persone con cui hai normalmente a che fare?
Quali riflessioni ti suscita leggere queste cose?
Fammi sapere cosa ne pensi lasciandomi i tuoi commenti.
Continua a seguirmi, ho intenzione di entrare nel dettaglio dei singoli enneatipi nei futuri articoli, per mostrarti in che modo ognuno di essi può superare le “resistenze” tipiche del proprio carattere disinserendo il pilota automatico per instaurare relazioni lavorative più proficue ed imparare a Lavorare col Sorriso!
Se trovi interessante l’articolo condividilo sui social.
Fammi sapere cosa ne pensi con i tuoi commenti.
Per ricevere la notifica dei nuovi articoli che pubblicherò iscriviti alla Newsletter di Lavorare col Sorriso!
Iscriviti alla newsletter:
Grazie della tua attenzione!
Federica Crudeli
Qualora tu sia interessato ad approfondire da solo questo tema, ecco un riferimento (link di affiliazione).
A scanso di equivoci … è una lettura “impegnativa”…
L’enneagramma. La geometria dell’anima che vi rivela il vostro carattere
2 feb. 1996 di Helen Palmer e G. Fiorentini
Learn More