
VUOI UN 2017 LAVORATIVO STREPITOSO? METTI 7 PASSI NEL VERSO GIUSTO
Ciao e Bentornato a Lavorare col Sorriso!
Vuoi un 2017 lavorativo strepitoso? Inizialo mettendo 7 passi nel verso giusto!
[Tweet ““ Il mondo appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni” – cit. E. Roosvelt”]
Il tuo 2017 può darti benessere sul lavoro e partire davvero bene se hai idea di come investire le tue energie nel modo giusto e funzionale per te.
Il 2016: come si chiude? In attivo o in passivo? È tempo di bilanci non solo per la tua azienda ma anche per te.
Nel lavoro potrai dare il meglio se e solo se, hai una idea di come sta andando la tua vita a tutto tondo.
Il lavoro è solo una delle aree della vita, per altro fortemente influenzata da tutte le altre.
Così come il tuo rendimento è strettamente legato alla possibilità di rigenerarti: se guidi la tua macchina sempre con il piede sull’accelleratore senza frenare mai, sappi che corri dei rischi.
Gli effetti dello stress prima o poi si faranno sentire.
Sei proprio sicuro di avere una visione completa di come sia andato questo 2016? Scommetto di no!
E sai perché? Perché ognuno di noi, spontaneamente, ha la malsana tendenza a ricordarsi 4 o 5 cose andate male perdendo di vista tutto il resto!
Vediamo come è bene per te orientarti in vista del nuovo anno.
Prendo spunto dal testo di Franco Nanetti “Coaching Life” (link di affiliazione).
Passo n° 1 – Lavoro
Hai la sensazione di aver raccolto quanto hai seminato?
Posto che in qualsiasi ruolo e posto di lavoro è fisiologico e normale che esista un gap fra quanto “dai” e quanto “ricevi”, nel complesso ti senti soddisfatto valutando il tuo stato attuale in termini di tipologia di lavoro, trattamento economico, ambiente aziendale, rapporto con capi e colleghi?
Vivi perennemente in ansia e competizione?
Quali emozioni ti accompagnano più di frequente nella giornata lavorativa?
Ti svegli motivato la mattina?
Se vuoi fare una valutazione più completa sul tuo stato di motivazione al lavoro questo articolo fa per te: “Motivazione sotto ai piedi appena sveglio? Riportala su!”.
Se vuoi fare il punto su quanto il tuo lavoro sia ora in sintonia con il tuo “essere” ti invito a leggere questi articoli: “Un giorno lo farò: il tempo ti è nemico?” Parte I e II.
Passo n° 2 – Affetti
I tuoi rapporti con i famigliari e gli amici come sono? Li hai coltivati? Pensi di averci dedicato poco/troppo tempo?
Senti che avresti voglia di nuove amicizie o di rivalutare alcuni legami?
Sono legami “reciproci” e soddisfacenti?
Ti senti te stesso e a tuo agio con i famigliari/persone che sei solito frequentare oppure ti senti “stretto”?
Passo n° 3 – Hobby e passioni
Hai delle passioni/Hobby?
Quanto tempo gli hai dedicato?
Pensi che potresti fare di meglio?
Quale passione/hobby continui a rimandare?
Passo n° 4 – Svago
Quanto tempo ti sei ritagliato per svagarti senza pensieri, oppure per oziare di gran lena?
Quanto tempo ti sei dedicato per “distrarti” a fare qualsiasi cosa che non preveda una “prestazione misurabile?”
Viaggi? Ne hai fatti? Li rimandi?
Passo n° 5 – Salute
E cosa ne dici? Della tua salute ne vogliamo parlare?
Come stai fisicamente? In forma oppure ti trascuri?
Hai fatto regolarmente attività fisica?
Passo n° 6 – Finanze
Sei soddisfatto delle tue finanze? Sei perennemente in bolletta?
Vorresti risparmiare? Vorresti aumentare le entrate?
Come spendi i tuoi soldi? Bene? Male?
Passo n° 7 – Ambiente
L’ambiente in cui vivi, inteso come posto geografico/città e come casa in cui abiti, ti soddisfano? Tanto? Poco? Cosa ti manca? Cosa apprezzi?
Bene, dopo questa carrellata, hai una idea di cosa hai trascurato e che se curato a dovere potrebbe migliorare significativamente anche il benessere sul lavoro per il 2017?
Scegli fra tutti e 7 i passi, uno o due ambiti di vita che senti come più trascurati.
Un miglioramento in uno di questi ambiti, per te importante, avrà ripercussioni positive anche su tutti gli altri.
Più sarai soddisfatto e contento della qualità del tuo tempo, più questo benessere si ripercuoterà sulla tua vita in generale, più lavorerai meglio e soddisfatto.
Identifica cosa puoi fare per incrementare il tuo senso di benessere: o meglio, cosa puoi fare di più, cosa di meno, cosa di differente, e cosa puoi smettere del tutto di fare, per stare meglio?
Bene, adesso che ci hai riflettuto, sai in che direzione muovere i tuoi passi!
Manca solo una cosa: posare i piedi dalla parte giusta!
Agisci!
Buone vacanze di Natale e che questo 2017 inizi per te col piede giusto!
Ci risentiamo a metà gennaio!
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Federica Crudeli
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BENESSERE IN UFFICIO: QUESTO SCONOSCIUTO? 5 RISPOSTE!
Ciao e Benvenuto a Lavorare col Sorriso!
Il benessere in ufficio … questo sconosciuto? L’ l’80% delle malattie è fortemente influenzato dallo stress lavorativo secondo alcune recenti ricerche su stress e malattia! Come puoi abbattere lo stress? Imparare ad ascoltare il corpo, gestire le emozioni, zittire la mente, comunicare efficacemente con capi e colleghi, capire chi sei e dove sei davvero aiutano a sviluppare la consapevolezza del buono o cattivo uso che fai del tuo corpo, della tua mente, delle tue emozioni, delle tue capacità e risorse. Perché dovresti occupartene? Ti do 5 ottimi motivi per iniziare a farlo!
[Tweet ” La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità.” – Organizzazione Mondiale della Sanità “]
Metaforicamente, quanto sei consapevole del fatto che spesso guidi la tua macchina con la testa girata verso il finestrino sinistro e rischi di schiantarti da solo? Perché lo fai senza accorgertene?
Se sei solito pensare: se solo potessi eliminare quel capo, vaporizzare i colleghi odiosi, se solo avessi più soldi, se solo avessi più tempo, se solo avessi quel ruolo, se solo, se solo, se solo … preoccupati!
Bene, ogni volta che parli come sopra, di fatto, stai facendo quello: porti l’attenzione dalla parte sbagliata e rischi lo schianto!
Ti darò 5 ottime ragioni per le quali è fondamentale avere un assetto della tua macchina perfetto per guidare qualsiasi strada guardando dalla parte giusta e concedendoti gli sguardi al panorama, senza però che il panorama diventi la tua ossessione energivora.
Ecco 5 motivi per i quali è importante per il tuo benessere in ufficio essere consapevole e fare un buon uso del tuo corpo, dei tuoi pensieri e delle tue emozioni, sviluppando quindi un’ottima consapevolezza di te stesso, a cui dedico una intera categoria di articoli del blog.
Motivo n° 1 – Il tuo corpo, mente? Sviluppare la capacità di ascoltarlo.
Sai che alcuni disturbi potrebbero essere somatizzazioni psichiche o disagi emotivi che il corpo ti segnala con il suo personale motto di “ribellione” per ottenere l’attenzione laddove sei solito non prestarla?
Li ignori, li ascolti, o proprio non ci fai mai caso e soprassiedi per l’urgenza di turno?
Hai un corpo o sei un corpo?
Ti consideri immortale: dai per scontato che avrai sempre il corpo a tua completa disposizione?
Quale è il tuo livello generale di energia, in media? Ti senti energico?
O più spesso ti senti spossato?
Quali emozioni provi più frequentemente?
Noti una connessione fra il tuo livello di energia e i tuoi stati d’animo?
Soffri di disturbi fisici cronici?
In quali parti del corpo?
Da quanto tempo convivi o ignori questi sintomi?
Hai mai considerato che continuare ad ignorarli, un giorno, potrebbe costarti un conto ben più salato delle tante ore che passi a lavorare?
La vita di un impiegato in azienda è mediamente sedentaria, costretto alla scrivania per buona parte della giornata, o saltare pranzi/cene per rispettare le scadenze o gli orari stabiliti dai contratti di lavoro.
Ciò incide sul nostro sistema energetico, sul metabolismo, e in ultima analisi anche sulla struttura muscolare, che spesso manifesta cronicizzazioni fisiche (emicranie, cervicali, lombalgie, gastriti, coliti, ulcere, solo per citarne alcune).
Accade di sentirsi stanchi, spossati, come se ci avessero messo dentro ad una lavatrice, eppure, normalmente nè spostiamo carichi pesanti, o facciamo lavori di fatica fisica così pesanti, da giustificare questo senso di stanchezza.
In aggiunta… Non sono io a dirlo, ma esistono molteplici studi che dimostrano innanzitutto l’impossibilità per qualsiasi umano di sostenere uno stress elevato per periodi prolungati, salvo crolli fisici e psicologici di varia entità e natura, così come il calo del rendimento o produttività con conseguenti ripercussioni anche per tutti coloro che ci ruotano attorno.
In ultima analisi un peggioramento per tutto il sistema di cui facciamo parte. Lo stress ha difatti impatti sulle manifestazioni emotive, cognitive, comportamentali, talvolta uscendo dalla qualificazione di quanto è fisiologico, per sfociare nel patologico.
Tant’è che il D. Lgs. 81/2008 – Testo Unico per la Salute e Sicurezza dei Lavoratori – definisce la condizione di salute di un lavoratore all’articolo 2 comma 1 come “lo stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, che non consistente solo in un’assenza di malattia o infermità” .
L’articolo n° 3, nella descrizione dello stress lavoro correlato recita che “lo stress lavoro correlato può essere causato da fattori diversi come il contenuto del lavoro, l’eventuale inadeguatezza nella gestione dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro, carenze nella comunicazione etc.”
Il fatto che sia una legge a definire che cosa sia il benessere, è qualcosa di sufficiente per motivare perché dovrebbe starti a cuore la consapevolezza di come tu disponi delle tue risorse fisiche, mentali, ed emotive? Oppure non sei convinto abbastanza?
A sostenere la causa, ti ricordo che misuriamo il nostro dispendio energetico in termini di metabolismo e calorie accumulate e bruciate: siamo dunque produttori e consumatori di energia , anche se per questa attività per fortuna ancora non paghiamo tasse o “bollette”.
Non diciamolo troppo forte, sia mai che qualche governante illuminato ci metta una tassa sul metabolismo o sulle calorie…
Io stessa per anni mi sono considerata solo “una mente” contenuta in un corpo che mi porta a spasso.
Solo molto più tardi, ho realizzato di “essere un corpo” e non “di avere un corpo”.
L’eccesso di intellettualizzazione tipico del nostro mondo occidentale, porta spesso ad identificarci solo con uno dei nostri elementi costitutivi, la mente, dimenticandoci che siamo un tutt’uno e che il corpo ha un suo linguaggio e una sua saggezza e che l’imparare a osservarlo, scoprirlo, o riscoprirlo, leggerne i segnali e rispettarlo, invece che usarlo come mezzo saltuario per fare sport, ci dà un enorme potere sulla possibilità di mantenere il benessere in ufficio e nella vita in generale.
INIZIA DA QUESTO ARTICOLO
“Il qui e ora per uscire da giornate no” . Comincia a scoprire che rapporto hai con le tue emozioni: ti gestiscono o sei tu a gestirle? Nel mio articolo ti spiego in 5 fasi come, paradossalmente, il modo più efficace per superare momenti no è proprio quello di imparare ad accettarli. In questo modo, l’emotività negativa, invece che soffocarti o dominarti, fluirà liberamente e più velocemente, lasciando spazio ad una rinnovata carica ed energia!
Se il primo motivo non ti è bastato, passiamo al secondo!
Motivo n° 2 – La tua mente straparla a sproposito? Imparare a zittirla!
A discapito del tuo benessere in ufficio, quanti pensieri spendi rimuginando sul passato, sui tuoi errori, e quanto ne spendi preoccupandoti per le scadenze, la carriera, il futuro? A cascata quanto senso di colpa, inadeguatezza e ansia ti somministri quotidianamente?
Hai presente quella vocina che ti parla in testa spesso? Cosa ti dice? Parla di continuo?
Quante delle cose che ti sono richieste giornalmente le fai realmente utilizzando quella parte di pensiero utile e funzionale al da farsi, e quanto invece con una produzione eccessiva di pensieri collaterali a quello che realmente sarebbero richiesti dal “qui e ora” di quello che stai facendo?
Avere consapevolezza anche di questo tuo aspetto, imparare a gestire meglio i tuoi pensieri, è fonte di una liberazione infinita.
Lo sai che i pensieri incidono sulla produzione di sostanze chimiche nell’organismo?
Le neuroscienze hanno fatto enormi progressi in tal senso con scoperte strabilianti.
Lo sai che potenzialmente ogni volta che fai cattivo uso della tua mente fra ansie e sensi di colpa, collera, bisogno di approvazione, istanze di giustizia, ti stai intossicando da solo, e somministrando al tuo corpo dosi di tensioni di ogni genere?
INIZIA DA QUESTI ARTICOLI
“Ripeti sempre gli stessi errori? Come trasformarli in successo” Vuoi un esempio di cattivo uso della tua mente? Ogni volta che di fronte ad un errore, ti demoralizzi, colpevolizzi e magari ti senti anche un fallimento totale, stai usando male la tua testa! In questo articolo ti illustro 11 passi per trasformare a tuo vantaggio i tuoi errori “ripetitivi”, cioè quelle abitudini comportamentali radicate che riconosci essere aspetti di te “detestabili” senza riuscire a modificarli.
“L’ansia da prestazione lavorativa ti divora? divorala tu in 5 bocconi”. Un altro pessimo modo di usare la tua mente sul lavoro è quello di vivere divorato dall’ansia di prestazione: perennemente in tensione nel tentativo di fare ogni cosa perfetta, di farti apprezzare, di essere impeccabile. Nel mio articolo attraverso 5 modi diversi di guardare alle cose, metterai fuori gioco questa fastidiosa nemica del tuo benessere in ufficio per vivere più serenamente e con molto molto meno stress di prima.
Non sei ancora convinto che ascoltare il corpo, gestire le emozioni, e zittire la mente sia importante per il tuo benessere in ufficio? Allora dal prossimo motivo non puoi scappare, perchè a che vedere con la tua capacità di gestire i rapporti con capi e colleghi!
Motivo n° 3 – L’ingresso dell’ Intelligenza Emotiva in azienda. Imparare a gestire i rapporti fra colleghi in modo efficace!
Il mondo si sta muovendo ad una velocità vorticosa su tutti i piani. Il contesto esterno è caratterizzato da cambiamenti repentini, innovazione tecnologica spinta, elevata incertezza. Se qualcosa, ora, sta funzionando, non è detto funzioni in eterno e neanche fra qualche settimana.
Le vecchie gerarchie aziendali, con il concetto di capo e sottoposto fantozziano, che forse potevano condurre a risultati in un contesto socio-economico stabile, sono desuete e stanno perdendo la loro ragione di esistere.
Non è più sufficiente una persona a comandare e tante ad eseguire, ma che ciascun individuo contribuisca apportando idee, innovazioni per restare competitivi sul mercato.
Si lavora più frequentemente in gruppo, per aree interfunzionali e trasversali alla propria area di business. Tutto questo necessita in media lo sviluppo di una maggiore flessibilità comportamentale, e lo sviluppo di più competenze rispetto a quelle che erano necessarie un tempo.
L’intelligenza emotiva si è fatta strada nelle aziende con l’introduzione di giochi di ruolo, formazione dedicata al Team Building, Problem Solving, alla Comunicazione Efficace, al Business Coaching e affini.
L’obiettivo di questo tipo di formazione normalmente è appunto lavorare sulle due dimensioni costitutive e interdipendenti dell’intelligenza emotiva: in primis la consapevolezza e padronanza di sè e poi la capacità di gestire, di conseguenza ed efficacemente, i rapporti tra colleghi sviluppando l’empatia.
È anche vero che a causa di molteplici fattori di profittabilità aziendale, non tutte le aziende possono investire nella formazione.
Questo blog vuole essere una risposta anche a chi, per ragioni di sopravvivenza economica, non può beneficiare in azienda di questo tipo di investimento e non ha denaro da spendere in privato per formare competenze che sono ormai indispensabili per farsi largo in questo caotico e sempre più complesso mondo (nel bene e nel male).
Ti aiuterò a sviluppare rispettivamente la consapevolezza di te stesso e la capacità di entrare in relazione con capi e colleghi in modo efficace e volto ad accrescere il tuo benessere in ufficio.
INIZIA DA QUESTI ARTICOLI
“L’empatia è uomo o donna? Scoprilo e usala!”. Un pilastro fondamentale dell’intelligenza emotiva per una comunicazione efficace fra colleghi è l’uso dell’empatia, ossia la capacità di guardare le cose anche dal punto di vista degli altri. In questo articolo ti parlo delle differenze esistenti nella comunicazione fra uomini e donne sul lavoro e di come la comprensione dei reciproci mondi aiuti a sviluppare un ponte comunicativo realistico e consapevole.
“Conflitti sul lavoro: li risolvi o cerchi colpevoli?” Come entrare in relazione efficacemente con i colleghi, soprattutto quando le cose si fanno difficili e ci sono momenti di conflitto da gestire? Esistono 2 modi di affrontare i conflitti: uno più costruttivo, proiettato alla ricerca di soluzioni, usando l’empatia, e l’altro non costruttivo, rivolto alla sola ricerca di colpevoli, senza risolvere nulla. Tu quale sei solito adoperare? Nel mio articolo ti guido a capire quale dei due sei solito usare e come porre rimedio per un migliorato benessere in ufficio.
“Colleghi difficili: i melliflui. Cosa fare?”. Come ti comporti con colleghi difficili, in particolare i voltafaccia melliflui? Li gestisci, li subisci? Hanno il potere di inquinare le tue giornate? In questo articoli ti faccio guardare a questa tipologia di colleghi in modo differente per neutralizzare l’effetto negativo che hanno su di te. Se poi ad essere mellifluo e voltafaccia non è un collega ma il tuo capo, nell’articolo “Capo difficile: il voltafaccia. 2 strade possibili” ti guido ad esplorare 2 strade per ritrovare il tuo benessere in ufficio.
“Informazioni nascoste. A volte ti sembra di lavorare per i servizi segreti?” Come rapportarsi con una particolare e diffusa categoria di colleghi difficili che insabbiano le informazioni a loro vantaggio. Una riflessione in 8 passi per imparare a gestirli.
Se anche questa motivazioni ad occuparti di te stesso a tutto tondo per il tuo benessere in ufficio, non ti è sufficiente, te ne fornisco un’altra!
Motivo n° 4 – Obiettivi di carriera – imparare a capire dove sei davvero!
Ipotizziamo tu abbia degli obiettivi di crescita professionali. E’ probabile che quindi tu debba avere ben chiaro in testa quali sono, come li vuoi raggiungere, in quanto tempo…. E già stabilire efficacemente questo non è cosa facile!
Conoscere poi il punto di arrivo senza conoscere quello di partenza, o avendone una consapevolezza limitata, credi ti aiuti ad avere aspirazioni realmente concrete e realizzabili? Credi che contribuisca ad incrementare davvero il tuo benessere in ufficio?
Converrai con me che è difficile puntare ad una meta senza avere presente quale sia il punto di partenza, o avendone una consapevolezza limitata, o peggio ancora, essendo convinti di essere in un punto quando magari è evidente al resto del mondo che ti trovi da un’altra parte.
Per esperienza diretta posso dirti che a volte, la nostra percezione di chi siamo non è proprio allineata perfettamente a come agiamo nel mondo. E a volte, nemmeno i risultati che otteniamo sono quelli che ci aspettiamo.
Tendenzialmente quando le cose non vanno come vorremmo , siamo, in quanto esseri umani, abbastanza inclini a distribuire colpe e responsabilità al di fuori di noi stessi.
“Il capo non ci ha capito, il collega è insopportabile, fuori pioveva ed ero stanco (…)” solo per fare alcuni esempi. In effetti può anche essere così. Ma, c’è un ma…è anche vero che a volte a malapena ci rendiamo conto che il nostro modo di fare e l’immagine che diamo di noi stessi nel mondo, se solo ci concedessimo il lusso di domandare, non è proprio uguale all’ idea immaginifica, o terribile, che abbiamo di noi stessi.
In realtà, qualunque situazione tu debba affrontare nella vita, voluta, o forzata che sia, quello che costituisce un discrimine sull’esito finale delle esperienze sei sempre e solo tu, il tuo modo di essere, porti, e guardare alle cose.
A prescindere dal fatto che le tue ambizioni personali e professionali siano “basse” o “sconfinatamente alte”, nel vivere la quotidianità e nella gestione dei rapporti lavorativi con i colleghi, capi, collaboratori, il livello di consapevolezza che tu hai di te stesso fa una enorme differenza in termini di capacità di conseguire gli obiettivi desiderati in azienda e anche fuori, primo fra tutti la qualità del tuo tempo e il tuo benessere in ufficio.
Senza contare poi che una maggiore consapevolezza di te stesso è sinonimo anche di maggiore benessere e di una immensa libertà, ovunque con chiunque in qualsiasi situazione.
Inoltre, normalmente, la crescita professionale si accompagna poi all’assunzione di responsabilità crescenti e anche alla gestione di altre persone.
Tu ti affideresti per fare un viaggio di gruppo ad una guida turistica che è nota nell’ambiente per non essere capace ad organizzare nemmeno 8 ore della sua giornata?
Volgendo la domanda a te, se tu per primo non hai la minima contezza di come gestire te stesso a tutto tondo, o ti sai gestire male, come pensi di poter “guidare” agevolmente ed efficacemente (ossia senza dissanguarti di energie con risultati appena sufficienti) un team fatto di tante persone?
Vuoi iniziare a fare pratica con lo sviluppo della tua consapevolezza, anche sui tuoi obiettivi?
INIZIA DA QUESTI ARTICOLI
“Vuoi diventare capo? 6 segreti per riuscirci”. In questo articolo ti svelo 6 segreti se ambisci ad un percorso di crescita professionale. Avrai modo di valutare quanto il tuo attuale modo di fare ti sta agevolando o meno verso gli obiettivi di carriera che ti sei prefissato, e in caso contrario a regolarti di conseguenza.
“Motivazione sotto ai piedi appena sveglio? Riportala su!”. Il tuo lavoro attuale quanto è fatto di motivazione intrinseca e quanto di motivazione estrinseca? Non sai quale differenza ci sia? Scoprilo! Capirlo è la base fondamentale per orientare al meglio i tuoi obiettivi di carriera risparmiando tempo ed energie e guadagnare benessere in ufficio.
“Carriera lavorativa: il potere è piacere? Come capirlo”. Spesso ambiamo tutti ad ottenere successo nella accezione più comune del termine: soldi e potere. Ma quanto realmente sei disposto a pagare il prezzo del successo? E che relazione esiste fra il potere e il piacere? Individua il mix di potere – piacere che è in sintonia con la tua natura. Ne guadagnerai in benessere in ufficio.
Un’ultima motivazione, ma non in ordine di importanza, qualora le 4 precedenti ancora non siano sufficienti a convincerti che la consapevolezza del buono o cattivo uso che fai delle tue risorse costituiscano il discrimine fra il benessere in ufficio e il malessere…
Perché n° 5 – Dentro l’ufficio/fuori l’ufficio – imparare a conoscere il tuo carattere e le tue capacità
La qualità della vita in ufficio influisce pesantemente sulla qualità della tua vita fuori, così come vale il viceversa.
Uno squilibrio, legato a qualsiasi motivo in una area della vita, si ripercuote immancabilmente su tutte le altre, seppure in maniera differente e con diverse gradazioni di pervasività.
In questo blog di fatti mi occupo nello specifico di tutto quanto ha a che vedere con la capacità di conquistare, (se non lo hai), mantenere o migliorare equilibrio interiore, benessere e serenità integrando efficacemente l’uso di corpo-mente ed emozioni, durante la giornata lavorativa in ufficio.
Tu sei una persona che si manifesta nel mondo con un carattere. Difficilmente sarai là fuori nel mondo qualcosa di profondamente diverso da quello che sei in ufficio.
Se invece sei solito attuare una spaccatura marcata tra il tuo modo di manifestarti sul lavoro e quello di manifestarti fuori, a maggior ragione dovrebbe interessarti la tua auto-consapevolezza: è fuori di dubbio che un simile comportamento conduce a consumare energie e spegnerti fino a quando ti sentirai una pila usata ed esaurita. Altro che benessere in ufficio!
Con i miei articoli di questa categoria ti guiderò in riflessioni che ti saranno utili a: mettere a fuoco come ti muovi nel mondo, quali pensieri, schemi comportamentali stati emotivi ti caratterizzano, a che punto sei della tua crescita professionale o a capire quale tipo di crescita professionale faccia la caso tuo anche in base al binomio potere – piacere, a valutare il tuo livello di energia e ad aumentare la tua autostima per farla fruttare al meglio nel tuo contesto lavorativo.
Se potessi guardati con gli occhi di una persona esterna, cosa scopriresti di te?
Che effetti susciti negli altri con il tuo modo di relazionarti?
Ogni “carattere” è connotato da caratteristiche affettive (il tuo rapporto con le emozioni e sentimenti), energetiche (quanta energia senti di avere per affrontare le tue giornate), somatiche (che struttura fisica hai), cognitive (quali sono i tuoi tipici modi di pensare) e relazionali (come ti poni rispetto agli altri) ben distinte e legate ai bisogni primari che hai percepito come negati o limitati: diritto di esistere, di avere bisogno di accudimento, di possedere te stesso, di importi, di essere autonomo e di amare sessualmente.
Nei miei articoli ti guiderò ad esplorare quali manifestazioni esteriori oggi ti caratterizzano per prendere coscienza di quali sono gli schemi ripetitivi che metti in atto nel lavoro e nella tua vita e che, qualora disfunzionali per il tuo benessere, ti allontanano piuttosto che avvicinarti, a quello che realmente vuoi.
Aumentare la propria consapevolezza quali vantaggi dà? La libertà. Sebbene talvolta possa sembrare una “fatica” investire del tempo per fermarsi a riflettere su alcuni aspetti di se stessi, e sebbene questa fatica l’abbia avvertita io stessa, con il tempo invece ho imparato a raccoglierne i frutti in termini di maggior benessere in ufficio e fuori.
Ti aiuterò a fare tutto questo da molteplici punti di vista, che sono certa saranno per te un enorme arricchimento, una grande sorpresa e scoperta che ti accompagneranno a lungo!
Vuoi iniziare a capire quale tratto caratteriale ti distingue e cosa ne consegue?
Nell’articolo “Manager o Leader: quale tipo sei?” ti parlo di 9 tratti caratteriali con cui è possibile muoversi nel mondo. Ogni tratto caratteriale è un modo differente di vivere le emozioni, di pensare, di relazionarsi agli altri, con tutti i pro e contro del caso. Questo è un primo articolo introduttivo ai 9 caratteri. In futuro tratterò molto più approfonditamente tutti i pro e contro di ogni carattere per aiutarti a disporre di molte più energie a tuo vantaggio.
Nell’articolo “Che capacità ho? Conoscerle ti aiuta” ti guido a valutare quali capacità senti più tue fra quelle cognitive, realizzative e relazionali. Conoscerle ti aiuta a verificare quali servono maggiormente per il tuo lavoro e per i tuoi obiettivi di carriera e ti consentono di risparmiare tempo focalizzandoti su quelle che pensi di dover migliorare.
Ti ho motivato a sufficienza perchè è bene, per il tuo benessere in ufficio, che tu impari ad ascoltare il corpo, gestire le emozioni, zittire la mente quando parla a sproposito, comunicare efficacemente, capire che carattere, capacità, risorse hai, in funzione dei tuoi obiettivi lavorativi?
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Federica Crudeli
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MOTIVAZIONE SOTTO AI PIEDI APPENA SVEGLIO? RIPORTALA SU!
Ciao e Benvenuto a Lavorare col Sorriso!
Oggi ti parlo di due tipi di motivazione al lavoro: intrinseca ed estrinseca. Cosa sono, da chi e da cosa dipendono?
Ti aiuterò a capire in quali circostanze la motivazione al lavoro può essere aumentata e in che modo, in quali circostanze è possibile recuperarla se l’hai persa, e cosa fare di conseguenza. Attenzione perché è un articolo per stomaci forti e parecchio diretto.
[Tweet ““Fai della tua passione il tuo lavoro, e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita”– cit. Web”]
Se ti senti avere poca motivazione al lavoro potresti essere in una di queste situazioni:
- non hai ricevuto l’aumento di stipendio che desideravi/aspettavi;
- non hai ricevuto la promozione al ruolo di responsabilità a cui ambivi;
- non hai ricevuto alcun riconoscimento/apprezzamento dal tuo capo per un lavoro che ritieni di avere svolto bene, con dose di frustrazione rincarata dall’aver assistito alla promozione di qualcuno che a detta tua (e non solo) non lo meritava;
- ti senti poco considerato o mortificato dal tuo capo;
- ti vedi impiegato a fare una attività energivora che trovi poco stimolante nemmeno lavorassi in miniera, con poche ricompense e soddisfazioni.
- In linea generale, ti senti demotivato e l’idea di andare in ufficio la mattina ti genera quasi quasi anche un po’ di nausea a forma di “ma chi me lo fa fare?”
Come dice la parola stessa, motiv-azione è quel qualcosa che spinge una persona verso una certa meta, ossia l’insieme di fattori, i motivi, che inducono le persone a fare determinate cose.
Il problema, o la fortuna, (dipende dai punti di vista) è che esistono due tipi di motivazione al lavoro: quella intrinseca e quella estrinseca.
La motivazione al lavoro intrinseca, tradotta in parole coincise, equivale al buyer che stipula contratti di appalto per la gioia di farlo, al commerciale che vende prodotti e servizi e gioisce nel farlo, al legale che nell’occuparsi di pratiche e assistenza al business gode nel farlo, all’amministrativo che prova gioia sublime nell’emettere fatture e fare bilanci, al giornalista che scrive per il piacere di scrivere, al fiscalista che gode nello studiare i nuovi tributi per capire come gestire l’azienda, all’analista finanziario che studia i mercati per il piacere di conoscere l’andamento dei mercati, all’informatico che sviluppa software per il piacere di sviluppare nuovi codici sorgenti, e così a seguire …
La motivazione al lavoro intrinseca si basa sul piacere e la si sperimenta quando in generale ci si impegna in un’attività che è gratificante di per se stessa, e si sente una spinta naturale a voler soddisfare il bisogno di sentirsi sempre più competenti nel farla.
Fare quella determinata attività, indipendentemente dalle circostanze esterne, è fonte di piacere, che ci siano un collega, capo, amico, o chicchessia a gratificarti o montagne di soldi a ricoprirti.
A questo punto pongo la prima domanda: l’attività che svolgi tutti i giorni in azienda, è fonte per te di motivazione al lavoro fatta di piacere intrinseco?
Per aiutarti nella riposta, è qualcosa che adori al punto che lo faresti anche gratuitamente?
Se la riposta è SI fai parte di quelle persone che fondamentalmente ha fatto di una passione il suo lavoro e molto probabilmente, indipendentemente dalle circostanze a contorno, avrai sempre una spinta interiore ad andare avanti con la giusta tensione per raggiungere i tuoi obiettivi monetari e di carriera.
Semplicemente, se pensi di non essere valorizzato abbastanza nella tua azienda in termini monetari o di riconoscimento professionale, con una giusta dose di pazienza e fiducia in te stesso, ti metterai a cercare sul mercato del lavoro la situazione che desideri e che sicuramente otterrai. E’ solo questione di tempo. E tornerai ad alzarti la mattina con lo spirito giusto e la giusta dose di motivazione al lavoro.
Qualora invece la riposta fosse NO penso tu abbia da riflettere su quanta coerenza esiste fra il fare un lavoro che non ti regala piacere intrinseco, e l’arrabbiarti nel contempo, per scatti di remunerazione e di carriera mancati.
Gli scatti di remunerazione e carriera normalmente premiano (o dovrebbero premiare) chi si impegna sul lavoro, produce risultati con entusiasmo, ed ha capacità e competenze distintive che gli consentono di ricoprire ruoli manageriali o comunque professionali in generale crescenti.
Gli scatti di remunerazione e carriera invece difficilmente possono rappresentare una equa ricompensa per una persona che non essendo appassionata del suo lavoro, cerca in essi una qualche forma di compensazione, soddisfazione, senso di pienezza. Che per carità, sono comunque graditi e apprezzati, ma non risolveranno mai l’insoddisfazione alla base del malcontento.
Soldi e ruolo, assieme alle gratificazioni, lodi, buone valutazioni delle performance, costituiscono la cosiddetta motivazione al lavoro estrinseca, ossia quella che si ha quando l’impegno in una attività avviene per scopi che sono esterni all’attività stessa.
Con questo non sto dicendo che se fai un lavoro che non ti appassiona e con poca motivazione, non hai diritto a ricompense monetarie o di ruolo, se pensi di meritarle e ti impegni comunque a fondo.
Ti sto dicendo che se anche le avessi, e ti ricoprissero d’oro, complimenti, gratificazioni, scatti di carriera fino al gradone più alto della piramide del potere, di fondo, contribuirebbero solo in modo superficiale, temporaneo, ed effimero alla motivazione al lavoro che ti farà alzare la mattina contento di farlo.
Cosa fare in questo secondo caso? Nei miei articoli: “Potere è Piacere? Come capirlo” e “Un giorno lo farò: il tempo ti è nemico?” – Parte I e Parte II ti guido a riflettere da un lato sul mix di potere e piacere che contribuiscono a costruire un senso di benessere duraturo per la tua vita, dall’altro a scoprire quali possono essere i principi guida, valori e priorità che sarebbe bene orientassero il tuo impiego del tempo.
Ti stai rendendo conto che fai un lavoro che ti piace poco? Cosa puoi fare?
Cercarne uno che rispecchi al meglio le tue inclinazioni naturali, qualità e risorse di cui disponi, che fluiscono in te e da te in modo spontaneo. In questo modo non lavorerai più nemmeno un giorno della tua vita, perché tutto quanto si inquadrerà in una prospettiva molto diversa.
Non puoi farne a meno al momento, o magari fino alla pensione, di fare quel lavoro che ti piace poco perché hai bisogno dei soldi per vivere?
Quantomeno sii onesto con te stesso: vale la pena rincorrere soldi e carriera a tutti i costi, o spendere energie in confronti estenuanti e frustranti con gli avanzamenti di carriera altrui, o piuttosto pensare di ricavare più tempo per fare quelle cose che ti regalano piacere e gioia, lasciando perdere il livore per le vite lavorative altrui?
Tornerai a svegliarti con un piede diverso ogni giorno. In fin dei conti, il vecchio detto si lavora per vivere e non si vive per lavorare, ha un suo perché.
Pensi che ti stia dicendo delle stupidate?
Ho notato che molte persone poste di fronte alla domanda: “cosa ti dà veramente piacere fare nella vita” o non sa rispondere, o esita parecchio prima di farlo, oppure sciorina il set stereotipato standard di quello che è normale aspettarsi da chi ha fatto un certo percorso di vita, studi e lavoro (tipicamente la palestra, il calcio, le uscite).
Da qui a capire cosa ti regala veramente piacere ci passa un grande differenza.
Fai fatica a capire cosa ti dà piacere nella vita?
Ripensa a tutte le circostanze da quando sei nato ad oggi, in cui “ti sei perso” nel fare qualcosa. Noterai che la ricerca di queste esperienze metterà in evidenza delle caratteristiche comuni: un determinato contesto ambientale, azioni che stavi compiendo, stato emotivo e pensieri di un certo tipo.
E sarebbe bene che quel qualcosa che ha accomunato tutti i momenti di autentico benessere personale, sia il più possibile ripetibile e presente nella tua vita. Non siamo nati per soffrire!
Fai mente locale ai manager della tua azienda. Quanti di loro, dotati di stipendi cospicui e posizioni manageriali di tutto rispetto guadagnati uno scatto di carriera dopo l’altro trasmettono autentica (e dico autentica, non finta) passione, gioia, entusiasmo, e sono a loro volta ottimi trascinatori e motivatori ed esempi di benessere da seguire?
Quanti di loro ti fanno pensare: ma che bell’esempio da seguire, che bel clima che crea il mio capo!
Quanti di loro hanno una fisicità sana, invidiabile, che trasmette forza, vigore, energia, sguardo vivido? Quanti hanno una vitalità contagiosa?
Quanti invece nel progredire della loro carriera li percepisci come progressivamente intristiti, e con una fisicità che trasmette tutto tranne che un senso di sano benessere?
O quanti di loro hanno un carattere affabile come se fossero stati punti dalla nascita da una tarantola velenosa? Per quale motivo una persona realmente appagata, serena e contenta dei suoi successi, dovrebbe vivere in un costante stato di competizione, o disseminando un’aria pesante, di tensione se non di terrore psicologico, nella quale stare non è affatto piacevole per alcun collega?
Forse che la differenza fra le due tipologie di persone, possa risiedere, oltrechè in connotati caratteriali talvolta “nevrotici”(e questi meritano una trattazione a parte che non mancherò di fare), anche, (e non solo) nel fatto che alcuni manager hanno fatto di un passione un lavoro, mentre altri no?
Può essere che altri abbiano magari inseguito “di default”, affetti da sindrome sociale di omologazione, quella rincorsa ai soldi, potere e carriera, che nell’immaginario comune li avrebbe resi felici?
Per poi trovarsi, una volta raggiunta una meta, con un senso di piacere e appagamento duraturi come il battito d’ali di una farfalla?
Quanti di questi, a quel punto, piuttosto che ripensare alla loro vita o priorità, magari hanno trovato naturale perseverare la rincorsa al successo, per come è comunemente inteso, attribuendo la mancanza di autentico benessere e appagamento, al fatto che il traguardo raggiunto non fosse ancora abbastanza… e quindi giù con la testa diretti verso il successivo da raggiungere, in una corsa senza fine, che magari difficilmente realizzerà quella tanto attesa felicità esplosiva?
Tu sei ancora in tempo per fermarti e capirlo, se stai leggendo questo articolo.
Vuoi svegliarti motivato al lavoro la mattina?
Pensa al lavoro che fai, pensa a quanto è fatto di motivazione intrinseca e di motivazione estrinseca e regolati di conseguenza tenendo a mente quanto ho scritto negli articoli “Un giorno lo farò: Il tempo ti è nemico? Parte I e Parte II, magari smettendo di pretendere da te stesso una cosa e il suo esatto contrario, senza rendertene conto.
Saperti regolare, secondo un ordine di priorità delle cose per te importanti, aumenterà sicuramente anche la tua produttività in ufficio e renderà il tuo tempo così impiegato un tempo di qualità!
Prenditi la responsabilità e il coraggio di scegliere per quale motivo, la mattina, vorresti sentirti contento di affrontare la giornata! E identifica il mix giusto per il tuo benessere di lavoro, potere e piacere!
Se pensi che la risposta a questa domanda stia al di fuori della tua persona, o solo nelle circostanze esterne che scegli di vivere (o subire), sei destinato a svegliarti “con l’umore storto” per il resto dei tuoi giorni, anche se ricoperto d’oro e con 10.000 titoli e medaglie al valore!
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Federica Crudeli Learn More

CARRIERA LAVORATIVA: IL POTERE È PIACERE? COME CAPIRLO
Ciao e Benvenuto a Lavorare col Sorriso!
Rincorrere il potere nella carriera lavorativa è davvero fonte di piacere? In questo articolo ti guido a valutare il potere in modo provocatorio: sul suo significato, sulle sue implicazioni, su come lo vivi, gestisci, ambisci o subisci, e sulla quantità di PIACERE che vuoi per la tua vita.
[Tweet “”Il potere logora chi non ce l’ha. ” cit. Giulio Andreotti”]Il concetto di potere nella carriera lavorativa è sempre andato di pari passo con il genere maschile, mentre negli ultimi 50 anni le rivendicazioni di parità delle donne hanno insinuato una grossa crepa nel potere concepito in modo patriarcale, in tutti i settori lavorativi.
Oggi la rincorsa al potere nella carriera lavorativa non è più una prerogativa solo degli uomini, ma anche delle donne, e questa modificazione culturale ha condotto, probabilmente, anche ad una modificazione del rapporto di potere fra i due generi, ad oggi, ancora non ben digerita e metabolizzata, a leggere quanto ci offrono le cronache.
Ma andiamo per gradi, in questo articolo voglio restare focalizzata sul rapporto che i lavoratori in genere, uomini e donne, hanno con il potere e sul rapportoi che esiste fra potere e piacere.
Immaginati vestito/a di tutto punto, al meglio della tua forma fisica, che contempli il tramonto che si dispiega di fronte a te dalla stanza del tuo ufficio personale situato all’ ultimo piano di un fantastico grattacielo mentre stai per prendere una qualche decisione che impatterà pesantemente sulle sorti della tua azienda.
Hai la fortuna di sentire i rumori di sottofondo come un vago ricordo, perché da lassù, puoi permetterti di guardare il mondo dall’alto perso nei suoni ovattati. Hai una limousine che ti aspetta in strada con tanto di autista, e uno stuolo di uomini/donne pronti a scattare ad ogni tua richiesta.
Sei instancabile, gestisci problemi e difficoltà di ogni genere senza battere ciglio, senza perderti mai d’animo, con una energia infinita, sempre pronto, brillante, con la battuta pronta.
Sei distaccato quanto serve a non farti sopraffare dai mille impegni e responsabilità che hai. Hai persino una scrivania Skin Touch – quelle che a seconda del tocco con cui ti appoggi si trasformano in esecutori seriali .
Normalmente di districhi fra eventi VIP e personaggi noti e famosi e la tua presenza di per se stessa in qualche luogo, genera l’evento dell’anno.
A colazione mangi fette di pane con spalmati sopra gli indici Standar & Poor o Moody’s.
Cosa dici, ironia a parte, pensi che possa essere una descrizione “calzante” di uomo/donna di potere nella carriera lavorativa?
Tornando da Hollywood alla realtà, in media, accanto alla parola potere spesso le cronache accostano immagini di faccendieri di vario ordine e grado che già ricchi o arricchitisi dopo, già seduti su alte cariche continuano ad avere una smania infinita di soldi, titoli e imprese da compiere, non sempre degne di ammirazione… E magari alle spalle di poveri disgraziati.
Così come, sempre le cronache, possono regalarci esempi di esercizio del potere degni di ammirazione.
Sei d’accordo con la celebre affermazione che il potere logora chi non ce l’ha?
Il concetto di potere nella carriera lavorativa solitamente ruota intorno ad altri due concetti: denaro e posizione sociale di “rango/establishment elevato”nonché autorità.
Allora sono andata a rispolverarmi la definizione della parola potere il cui significato è “capacità di influenzare”.
E sono stata quindi costretta a domandarmi: a me piace influenzare o no le persone e le circostanze?
La riposta è stata si. Quindi a me piace il potere.
Tutto sta a vedere che tipo di potere, da esercitare in quali contesti, e a quale fine.
Ed è una valutazione del tutto soggettiva.
Che ti piaccia o meno, tutti noi, nelle nostre relazioni di lavoro, amicali, affettive, in qualche modo esercitiamo un potere.
Di per se, il concetto di influenzare l’ambiente che ci circonda è un dato di fatto. Né positivo, né negativo. Condizioniamo, plasmiamo, influenziamo in qualsiasi interazione della nostra vita.
Ma la riflessione che ti invito a fare è: mettiamo che tu abbia il legittimo diritto di vedere e vivere il tuo lavoro come un mezzo per ottenere una carriera lavorativa di potere.
E il potere, come si sposa con il concetto di piacere che penso sia una condizione nella quale noi tutti ambiamo a vivere, uomini e donne, indistintamente? (se invece amiamo il dolore, abbiamo più che qualche riflessione da fare e anche molto seriamente…)
Alexander Lowen (prima avvocato, poi medico chirurgo specializzato in psicologia…giusto per dirti che di vite rampanti pur qualcosa ne conosceva), nel suo libro “Il piacere” sostiene che “il lavoro può essere piacere quando le richieste che implica impegnano in maniera equa e libera le energie di un individuo”.
Dice anche che “il piacere è la forza creativa della vita. E’ l’unica forza abbastanza possente da opporsi alla potenziale distruttività del potere”.
Questo concetto implica che il potere possa essere potenzialmente anche distruttivo e quindi, in ultima analisi, allontanare dal piacere.
Sei caduto dalla sedia? Aspetta, continua a leggermi.
Nell’ambiziosa corsa verso il potere normalmente strettamente connesso con l’ottenere ruoli prestigiosi (ottenendo spesso a cascata anche denaro e un visibile riconoscimento sociale), implica anche il saper convivere armoniosamente con la tensione legata ai carichi di stress e responsabilità da gestire, e le decisioni da prendere.
Decidere fra l’altro è una delle attività più stressanti per un umano (penso sia abbastanza nota la storia di Zuckerberg che ha un armadio con x maglie tutte uguali dello stesso colore per evitare di dover spendere tempo a scegliere quale indossare, preservando le sue energie mentali per decisioni più impegnative).
Spesso darsi da fare per rincorrere il potere è ppunto una corsa verso il futuro.
Quando avrò lo yacht di 16 metri, quando avrò i soldi per fare tutte le vacanza nei resort di lusso, quando potrò iscrivermi ai più esclusivi club di golf, lancio del nano, (come nel film “The wolf of Wall Street”) quando avrò ai miei piedi tutte le donne che vorranno salire sulla mia Ferrari, quando avrò i soldi per comprare le Manolo Blanich di ultima generazione senza fare troppe rinunce come faccio ora, quando …, quando …, quando…. Appunto. Quando?
Ti dico un’altra cosa … toccando ferro nel dirla …hai mai considerato l’idea che a quel famoso quando potresti anche non arrivarci mai?
E che l’unica cosa di cui puoi essere sicuro è che sei vivo QUI e ORA? Scommetto di no.
Scommetto che, schiacciato dalla routine quotidiana, ti ricordi di non essere eterno/a solo se e quando la vita ti dà degli scossoni talmente forti che non puoi non fermarti per un attimo a pensare.
Poi la vita ricomincia. E passi le tue giornate procrastinando magari all’infinito qualcos’altro a cui tieni oltre al lavoro, nella tua convinzione che un giorno potrai fare la tal cosa, dato che sei eterno un pò come gli Dei della Grecia Antica.
Beh Federica, allora mi stai dicendo che nessuno deve più ambire ad una carriera lavorativa di potere? No.
Ti sto solo invitando a fare una riflessione sul significato del successo per come è comunemente inteso, e le implicazioni che il successo può avere sulla tua vita e farti riflettere su quanta dose di potere e quanta di piacere vuoi che siano presenti nella tua vita OGGI che è l’unico dato certo di cui disponi (almeno se stai leggendo adesso questo articolo).
Che rapporto hai con il potere e che influenza ha su di te il potere esercitato dagli altri?
Sei una di quelle persone talmente affascinate dal potere che faresti qualunque cosa in cambio di una carriera lavorativa fatta di denaro e successo?
Sei una di quelle persone che vive di luce riflessa del potere di altri, ossia provi piacere nel potere annoverare la tal persona di successo fra le tue frequentazioni?
Oppure ti piace relazionarti in ambito lavorativo preferibilmente (o solo) con chi ha raggiunto alti gradi nella carriera lavorativa e ricopre posizioni “alte” nell’organizzazione, altrimenti ti senti sminuito ad interloquire con i comuni mortali?
Se si, i colleghi con cui ambisci a relazionarti sono anche persone di valore? Ossia si distinguono per qualità personali, valori, conoscenze e competenze, oltre al fatto di aver fatto una gran carriera lavorativa?
Sotto sotto consideri inferiori le altre persone che non possono fregiarsi di qualche titolo, a prescindere dal valore che hanno come esseri umani?
Oppure ti senti succube del potere nel senso più negativo: o perché talvolta ti trasformi in una brutta copia in miniatura del potente di turno, da emulare, per poterne poi prendere il posto o guadagnarsi la scalata ai piani superiori.
Oppure perché lo subisci del tutto mettendoti in una posizione di sudditanza psicologica al punto che a volte dubiti della tua dignità?
Oppure, ancora, il concetto di potere ti lascia indifferente?
A te quanto piace poter influire sul tuo contesto lavorativo e sulle persone? Con quale finalità? In che modo?
Spostando ora il focus sul concetto di piacere, cosa significa provare piacere per te?
Ho detto piacere, non felicità, non divertimento, non intrattenimento, che sono concetti affini ma non identici…(di cui avrò occasione di parlare in futuro).
Il piacere innanzi tutto è “uno stato percepibile a livello fisico, è un modo di essere, è un fluire libero, creativo di energia, uno stato di eccitazione, un sentirsi pienamente vivi”, come lo definisce Alexander Lowen nel suo omonimo libro (-link di affiliazione).
Per capirci meglio…pensa a quando sei impegnato a fare la tua attività preferita… che quasi quasi il tempo passa senza che tu te ne accorga mentre provi “piacere” intrinseco da quello che stai facendo, e non esistono interruzioni di sorta, pensieri disturbanti.
Sei completamente e piacevolmente assorto in uno stato di “tranche” e leggerezza di spirito che avverti anche nel corpo. Caschi il mondo tu sei preso nella tua passione preferita. Ecco, quello si chiama piacere.
Questo piacere lo provi anche nell’ambito della tua corsa verso le vette della carriera lavorativa? Se si, sei a cavallo. Ti aspetta una vita meravigliosa.
Ipotizziamo che tu desideri il potere e l’autorità che ne consegue.
Hai mai pensato a come la necessità di mantenere una “posizione autorevole” possa entrare in conflitto con i tuoi sentimenti ed emozioni?
Perchè saprai meglio di me che arrivare a ricoprire nella carriera lavorativa ruoli di potere necessita un impiego di diplomaticità, ed equilibrio, come minimo, che poco hanno a che vedere con la spontaneità. Implica anche prendere decisioni, magari scomode e convivere sereni con il fatto di avere magari deluso qualcuno.
Se si, quanto ti costa? Ti viene agevole o fai una fatica immane?
Insegui il successo per poterti distinguere dalla “folla”?
Se si, hai mai considerato che in questo caso avrai sempre bisogno proprio di questa folla da cui vuoi distinguerti per poter mantenere il consenso che ti conferisce il “successo” che hai ottenuto o vuoi ottenere?
Perchè ti è utile rifletterci?
Perchè guardarti dentro e capire cosa fa al caso tuo o meno, capire quanto piacere intrinseco sperimenti seguendo una strada piuttosto che un’altra, influisce sensibilmente sulla qualità della tua vita lavorativa e non solo.
E tu, che genere di potere insegui? In quale ambito della tua vita? Verso chi lo vuoi esercitare? Come lo vuoi esercitare? Quali rinunce sei disposto/a a fare? Quali benefici ti attendi?
Quanto piacere vivi nel tuo presente, o speri di vivere nel tuo futuro?
Quale “mix” di potere e piacere pensi sia più consona al tuo benessere?
Pensi che ambire a ruoli di potere nella carriera lavorativa sia una prerogativa per entrambi i generi oppure sotto sotto, se sei donna, pensi di non potercela fare mai? Oppure se sei uomo ritieni che le posizioni di potere non siano adatte alle donne?
Ti ho parlato di potere e piacere, di cosa siano e che conseguenze possono avere sulla tua vita; nei prossimi articoli ti darò strumenti utili a capire meglio quale percorso di crescita professionale faccia al caso tuo, e a capire meglio quale mix di potere/piacere sia consona al tuo benessere.
Ti anticipo che questa valutazione ha molto a che fare anche con il tempo , con la consapevolezza che hai di te stesso, e con i tuoi valori ed ha poco a che vedere con le distinzioni di sesso.
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Federica Crudeli